di Michele Ricetti
Perché scrivere e raccontare di educazione?
Quando tutto questo è iniziato nell’autunno del 2018, nessuno di noi avrebbe pensato che saremmo riusciti in questa nostra sfida.
La sfida di mettere, prima “online e poi su carta” quello che tramutiamo nella quotidianità del nostro lavoro educativo con i bambini e i ragazzi che incontriamo ogni giorno.
In un’occasione una lettrice della nostra rubrica de Gli spunti del venerdì mi chiese spontaneamente perché avessimo deciso di imbatterci in questa avventura “editoriale” … Una domanda che mi ha fatto pensare e sorridere allo stesso tempo: non è mai facile parlare di educazione, ma come équipe avevamo scelto un modo “diverso dal solito” senza nessuna pretesa o presunzione, eppure questa domanda ci chiedeva esplicitamente il perché.
Crediamo che la risposta sia più semplice del previsto:
Perché amiamo il nostro lavoro e vogliamo trovare il modo di spiegarlo “con le nostre parole”.
Perché vogliamo fare in modo che si possa capire il senso di alcune nostre scelte, e cercare di far conoscere che, dietro alle attività che proponiamo, c’è un desiderio Vero di educazione.
Perché i centri di aggregazione e gli oratori in genere non sono solo il “luogo dove facciamo giocare i bambini”, ma dietro ogni nostra scelta c’è un lavoro di équipe, un lavoro di squadra che passa attraverso un confronto e una condivisione vera che permetta a tutti i colleghi di trovare la strategia giusta per affrontare le varie incognite che emergono di volta in volta.
Perché dietro il “lavoro sul campo” c’è una preparazione accademica e tempo “passato sui libri” per capire chi, prima di noi, si è districato nelle varie sfide educative e come le ha affrontate.
Perché crediamo fermamente che solo attraverso un forte lavoro di rete tra genitori, educatori, insegnanti, allenatori, catechisti e adulti di riferimento possiamo tentare di accompagnare al meglio i nostri ragazzi.
Certo, nessuno di noi è perfetto e, seppur con la massima attenzione, di errori ne facciamo anche noi, ma il desiderio di migliorarci non manca. Per questo vogliamo condividere con chi avrà voglia di leggerci, e non solo, che l’educazione è sì “l’azione del fare qualcosa”, ma soprattutto quello dell’incamminarci dentro – come mi fece riflettere don Antonio durante quel mitico cammino di Esf ad Assisi – perché tutto parte dal nostro modo di essere, di stare con noi stessi e con l’altro.
Solo in questo modo riusciremo davvero a essere dei punti di riferimento per i nostri ragazzi.
È stata questa consapevolezza a portare le équipe che si sono susseguite in questi anni a realizzare il seguente prodotto.
Gli spunti del venerdì sono il frutto di un lavoro durato tre anni (2018-2021) e che ha accompagnato i lettori, che avevano piacere di leggere la nostra rubrica, per quasi tutti i venerdì dell’anno. Da qui il nome dell’opera.
Naturalmente gli “spunti” sono figli del tempo in cui sono stati scritti e indubbiamente sono legati alla propensione e inclinazione dello scrittore e della scrittrice che ha cercato di mettere su carta un determinato tema e/o provocazione.
Per la scelta dei temi da trattare abbiamo sempre cercato di tenere come bussola le varie particolari ricorrenze dell’anno (l’inizio di una nuova attività, una festività, una scadenza o commemorazione civile) oppure semplicemente raccontando il lavoro che sta dietro a particolari scelte o progetti specifici proposti dall’équipe del comunale Centro di Aggregazione Giovanile “CiAGi”.
Anche durante la pandemia e il lockdown abbiamo scelto di non interrompere il consueto appuntamento del venerdì, cercando di incoraggiare, stimolare e, nel nostro piccolo, stare accanto a tutta la comunità condividendo un messaggio di speranza e di vicinanza.
Così come “le due ciacole” – espressione dialettale che sta per “due chiacchiere” – che troverete nella seconda parte del libro: sono dialoghi scritti con alcune adolescenti, e non solo, che hanno accettato la sfida di mettere per iscritto pensieri, paure, speranze e sogni in alcuni momenti particolari della loro e della nostra vita.
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