Dopo l’incontro con il Presidente Mattarella, siamo felici di poter condividere l’intervento della nostra educatrice senza frontiere Francesca Cervo che ha messo a terra una splendida riflessione su educazione, identità e futuro.
Scrivo questa breve riflessione di ritorno dal piccolo esodo, un incontro con gli educatori delle comunità di 3 giorni dove ci siamo posti domande sul chi siamo, dove siamo e cosa saremo… il filo rosso di tutto era la parola Rigenerazioni. Ed è così che io vedo l’educazione, come una rigenerazione quotidiana un movimento, un camminare in salite e discese, in compagnia e in solitudine verso un orizzonte … e dopo? continuare a camminare superando nuovi limiti e frontiere.
Ho scelto di essere un’educatrice perchè credo nell’educabilità dell’agire. Noi educatori veniamo educati dalle situazioni, dalla quotidianità con i ragazzi, da quelle mille domande a cui forse in parte riusciamo a dare una risposta ma ci proviamo e riproviamo fino a che non vediamo anche il minimo accenno di cambiamento che per noi è gioia. Educare per me è curiosità, è capire, è stimolo. Essere educatori significa essere portatori di fuoco che ha bisogno di essere alimentato e di alimentare l’altro per generare calore. Il calore di una casa, di una comunità in cui oggi sono grata di ritrovarmi perché credo nel sogno di Don Antonio.
Non ho scelto di fare l’educatore ma ho scelto di essere. Essere di esempio per l’altro, essere testimonianza di esperienze che se condivise possono arricchire chi è pronto ad accoglierle. Ho scelto l’umiltà della parola e la semplicità del vivere. Non credo e non voglio che tutti i nostri ragazzi debbano essere come noi… perché non è giusto. Ma voglio che ognuno di loro sia un pezzo unico di un puzzle molto più grande. Sapere che ogni ragazzo ha la sua unicità mi da speranza che il mondo possa essere un posto speciale e che la loro vita sia unica. E’ vero che senza i ragazzi noi non saremo qui oggi… ma senza gli errori non esisterebbero le speranze, le promesse e i sogni.
Questa riflessione vuole essere una preghiera che agisce in nome della fiducia nell’essere umano e nella relazione, una condivisione di quello che noi educatori sentiamo ogni giorno. E’ un ringraziamento perché se oggi siamo qui è perché ci Crediamo, è un credere che ci mette in movimento e genera speranza.
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