In questi giorni di “sosta”, i nostri Educatori senza Frontiere ci racconteranno il loro viaggio, il loro attraversamento di questo tempo, per non smettere di viaggiare mai, per non chiudersi mai dentro le frontiere.
Scritto da Martina Fossati
Domenica pomeriggio di fine marzo, è la vigilia del mio compleanno. Domani mi sembrerà strano non fare la solita passeggiata con le mie amiche per andare a prendere il nostro gelato del compleanno, mi sembrerà strano non festeggiare con i miei amici, non fare il pranzo con tutti i parenti. Ormai è da tre settimane che le nostre vite sono cambiate, sono rallentate. Fuori è primavera, e non c’è nessuno che passeggia per le strade. Si sentono però gli uccellini e se guardo fuori dalla finestra riesco a vedere gli alberi in fiore. È proprio vero che la primavera non si ferma nonostante tutto.
Ancora però, un po’ come la primavera, non mi sono abituata a questo stato di lentezza, a questo blocco che stiamo vivendo. Forse perché la mia mente non ne vuole sapere di rallentare. Forse perché nonostante tutto non mi voglio fermare, non voglio adagiarmi. Sto vivendo un viaggio vero e proprio. Si, perché durante il viaggio ti senti proprio così. Tolto dalla tua quotidianità, le tue certezze iniziano a vacillare, nuove sfide ti si presentano davanti. Qualcuno una volta ha detto che durante il viaggio riesci a vedere la tua vita da un binocolo. Penso e spero che sia così per tutti noi in questo momento. Riuscire ad osservare la nostra vita e le nostre relazioni da lontano ci offre la possibilità di rivedere tutto da altre prospettive, di capire se viviamo delle relazioni sane, se ci piace veramente il nostro lavoro e se siamo soddisfatti delle scelte che abbiamo preso.
Solitamente la parte che più temo del viaggio è quando ti ritrovi da solo con te stesso, probabilmente perché è quel momento che più mi spaventa e che più faccio fatica a sostenere. Ma è una parte necessaria per crescere e per migliorarsi. È la parte del viaggio in cui rifletti, scrivi, prendi nota dei pensieri e delle emozioni.
In questo viaggio purtroppo, o per fortuna, mi sono ritrovata a vivere in continuazione questo dialogo interiore. Faccio fatica però a prendere nota di tutto, la mia mente è più veloce delle mie mani che non riescono a scrivere nulla. Mi affido al disegno, ma anche con questo strumento mi viene impossibile mettere su carta tutte le mie emozioni, così “ballerine” e così numerose ultimamente. Non importa, mi dico. Segno quello che riesco, e continuo il mio viaggio. La mente e il cuore partono e fanno giri assurdi, “non devo perdere lo sguardo sul mondo” mi dico. Mi ritrovo in Grecia dove ci sono i campi profughi. Il covid-19 non si ferma, arriva anche in Turchia, fino in Honduras. I piedi devono rimanere stabili nelle nostre case, ma noi possiamo viaggiare fin là. Anzi, dobbiamo viaggiare fin là, non dobbiamo rinchiudere tutti noi stessi nelle nostre case. Abbiamo la responsabilità di osservare quello che accade intorno a noi.
Domenica pomeriggio di fine marzo. Sto imparando a viaggiare in un nuovo modo, con un nuovo spirito, con nuove consapevolezze e si, anche con nuove paure. Domani è il mio compleanno e auguro a me stessa di riuscire ad essere sempre in viaggio, come la primavera, e di non perdere lo sguardo sul mondo.
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