Scritto da Nico Parasmo
Le strade principali hondureñe fanno da palco per le manifestazioni e proteste violente di questo periodo. Professori, medici e infermieri, uniti per chiedere modifiche e deroghe di articoli costituzionali che violano i loro diritti. Copertoni di auto incendiati, lanci di pietre, occupazione delle universita’, scuole chiuse per precauzione. Tutti uniti per chiedere anche le dimissioni dell’ attuale presidente. Nelle strade, esercito e polizia, che lanciano lacrimogeni e sparano all’impazzata. Fumo nero dappertutto. Questo ieri…
Mi sveglio oggi, raggiungo i miei colleghi educatori dietro la cucina della comunita’ dove ci incontriamo tutti i giorni bevendo una tazzina di caffe’. Con il volto di chi ha lottato contro gli insetti durante la notte, dico: ragazzi, dobbiamo provarci! Loro, che avevano il volto di chi avrebbe sparato ai passeri che camminano sul tetto della loro stanza alle 5 di ogni santo mattino mi rispondono: Dele (va bene).
E’ nata cosi, l’idea di provare a sviluppare il “MAGGIO SENZA FRONTIERE”, ( Maylive di Exodus in Honduras). Cominciamo a spremerci i cervellini e dopo mesi di contatti, chiamate, incontri, idee e sbattimenti di ogni tipo, riusciamo ad organizzarlo anche grazie ai nostri volontari Alessandro e Lorenzo. All’inizio sembrava facile, poi giorno dopo giorno, ci rendevamo conto che era tutt’altro che semplice. Coordinare un evento macro in una condizione sociale cosi a rischio, convocando professori e alunni? Potevamo dire: Lasciamo perdere, troppo complicato. Invece, no! Siamo arrivati fino in fondo.
Riusciamo, invece, a sviluppare il sesto “Maggio senza Frontiere”, una esperienza indimenticabile e una sfida che abbiamo accettato e superato con molteplici risultati. Quest’anno e’ stato piu’ difficile dell’anno scorso, in quanto abbiamo lavorato senza contare sull’appoggio di altri gruppi di prevenzione che si sono sciolti. Insieme al Comune, l’ Ufficio della Gioventu’, portiamo avanti una sfida ancor piu’ grande. E mentre nelle strade della capitale, le manifestazioni sulla privatizzazione si svolgevano violentemente, noi, attraverso balli, stand di cucina locale, animazione con giochi, piscine, casette gonfiabili dei ragazzi di Casa Juan Pablo II, campionato di calcio con la partecipazione di 10 scuole elementari della citta’, bambini, volontari, famiglie, genitori, adulti, facevamo sentire la nostra voce. E’ stato un successo. Piu’ di 500 persone raggiunte e almeno il doppio indirettamente grazie alla pubblicita’ fatta sul territorio dai mezzi televisivi e stampa locale e nazionale.
Quando dico “successo”, parlo della sfida educativa, del cammino duro verso questo baluardo che e’ la prevenzione, smontare e cercare di distruggere lo stigma che caratterizza questa cultura che resta attaccata (e troppo) a modi di pensare propriamente loro. Esporci, dimostrare che ci siamo e che qualunque attivita’, altro non e’ che un far sentire la nostra voce, senza aspettarci che qualcuno ci ascolti, anche perche’ non vogliamo illuderci… sarebbe come partire sconfitti. Un unico grido: Pace!
I nostri ragazzi sono stati stupendamente semplici. Attraverso le attivita’ hanno dimostrato che non e’ importante recitare un ruolo, bensi essere quello che sono e mostrarsi capaci, vivi ed entusiasti di poter dare un messaggio di solidarieta’ e prevenzione, dinnanzi a occhi che vedono, giudicano, comprendono, criticano.
Alle prime luci dell’ alba, iniziamo a montare l’impianto audio, gli striscioni, preparare i chioschi con i trofei e i premi per i concorrenti. Ci riuniamo per gli ultimi accorgimenti… Alziamo il volume della musica per attirare le persone che, man mano iniziavano a raggiungerci, vuoi per curiosita’, vuoi per interesse. La casa comincia a gremirsi di persone, mamme con bambini, curiosi, invitati… Arriva anche un canale televisivo locale. I Pick up dei genitori e insegnanti cominciano a trasportare i piccoli grandi protagonisti dell’ evento sportivo: I bambini.
Bene. Si comincia! Magliette “tremenda voglia di vivere”, tutte colorate, visi un po “tirati” dall’emozione. Iniziamo, presentiamo le attivita’ ludiche, sportive e i balli, il pubblico si coinvolge, le persone applaudono, i bambini si “catapultano nella piscina coinvolgendo anche il nostro cane! Il messaggio e’ stato spedito e la ricevuta di ritorno e’ arrivata! Con i volti soddisfatti, riceviamo i meritati applausi, che sono tutti per loro… Il nostro campionato di calcio ha visto la partecipazione di ben 10 scuole elementari della citta’, tra cui 2 scuole situate in zone rurali. Vince la squadra piu’ forte ed il capitano dedica la vittoria a sua madre…
Crediamo che queste attivita’, compreso lo sport, siano al centro dell’educando e che siano importanti per la crescita culturale e personale, sia dei nostri ragazzi, sia delle persone che ci seguono, sia per noi stessi come strumento personale di prevenzione. Inutile dire che, le emozioni piu’ forti le proviamo vedendo che i nostri ragazzi vincano il timore di confrontarsi con la societa, che riescono a ri-entrare in un contesto sociale che li aveva messi da parte. Ma ancor piu’ bello e’ che i nostri ragazzi si rendano conto che non tutti sono uguali e che c’e’ sempre una parte della societa’ che non li “etichetta” come “basura” (immondizia), ma che li rispetta per la decisione “difficile” di provare cammini di vita alternativi alla droga e la strada come quello di Casa Juan Pablo II. Fumata bianca!
Tutto questo siamo noi… Educatori senza Frontiere.
Dall’Honduras, per il momento e’ tutto…
No comments yet.