di Sara Radice
La mattina di Pasqua mi sono svegliata presto, con quella sensazione come quando da bambina non vedi l’ora che inizi la giornata, ancora attraversata dalle emozioni della sera precedente ho provato a descriverle.
Una lunga camminata al buio ha reso speciale il tragitto verso una grande chiesa, accompagnata da coloro con cui condivido le mie giornate. Quella strada di campagna, ormai diventata abituale, la sera sembra scomparire, con quei paesaggi dalle sfumature verdi e gialle che la costeggiano ed ogni giorno incantano i miei occhi. Così come la quantità di persone che la percorrono; le giornate sono scandite dal passaggio del sole e con l’arrivo del buoi tutto sembra fermarsi. I miei piedi si muovevano senza capirne la direzione, ma la sicurezza nei passi di chi mi accompagnava mi ha cullata verso questo luogo. La chiesa era gremita di gente ed entrando ognuno ha preso come d’abitudine il proprio posto.
Per un attimo ho sentito una sensazione di spaesamento, prendendo consapevolezza del fatto che avrei passato le quattro ore successive in un luogo estraneo, senza capire nulla di quello che sarebbe successo. L’essere rimasta sola mi ha permesso di osservare quello che accadeva intorno a me; le persone entravano e uscivano continuamente, qualcuna si fermava un po’ ad osservarmi, incuriosita dalla mia presenza. I miei occhi incrociavano lo sguardo dei bambini che ancora non stavano dormendo. Le continue melodie e le danze hanno accompagnato i miei pensieri che correvano veloci, alimentati da ogni immagine che mi si presentava davanti.
Ero l’unica straniera all’interno di quella Chiesa e la cosa mi emozionava, passavo dal sentirmi sola al trovare conforto negli sguardi lontani ma presenti di chi mi aveva invitato ad esserci in quella sera. Ho pensato a come la vita di comunità stava iniziando a regalarmi una dimensione di solitudine inaspettata e non cercata, forse nel condividere ogni cosa stavo imparando a stare con me; a conoscermi in una dimensione nuova.
Sulla strada del ritorno le stelle ci hanno guidato verso casa, dove qualcuno ci stava aspettando, per abbracciarci ad uno ad uno.
La mattina di Pasqua mi sono svegliata presto e dopo quale ora mi sono commossa del vederci preparare con cura quel lungo tavolo che ci avrebbe ospitato, ho pensato a quanto è speciale la condivisione che si respira in questo luogo e al tempo prezioso che mi sono regalata.
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