Di solito si parte dall’inizio, vorrei però provare a partire dalla fine.
“C’è che forse sto imparando a sognare”.
Scrivo di getto, con gli occhi ancora lucidi di chi ritorna da lontane terre, di chi ritorna con ancora impressi in mente i ricordi e i volti dei bambini e degli amici sulle strade trovati.
Ho appena concluso il mio primo Capitolo, il primo paragrafo di un libro che non so quante pagine avrà, ma so che è andato in stampa tra i ricordi indelebili.
Ho vissuto un giorno indimenticabile, il lunedì, e l’ho fatto con chi, come me, vorrebbe imparare a sognare.
Ho vissuto giorni indimenticabili e non credo, lo scrivo da profano dell’educazione professionale, sia così importante il nostro vissuto, il nostro passato più o meno tormentato ma il nostro voler vivere futuro.
Rileggo le parole di una mia ipotetica autobiografia e mi ritrovo fumato e dipendente anch’io dalle frenesie caotiche della società e dalle inquietudini giovanili di precarietà e di futuro che si vorrebbe ma non si riesce a costruire.
Rileggo le parole e mi ritrovo immedesimato in me stesso, nei miei amici e in quelli che ancora non lo sono ma che lungo la strada potrei incontrare. Mi ritrovo a pensare alle valvole di sfogo. La partecipazione ad una manifestazione, l’impugnare una bandiera rossa, la voglia di reagire, il pessimismo, il coro allo stadio contro la polizia, l’impegno politico, l’impegno sociale.
Differenti valvole, in una società senza mete e senza riferimenti. Valvole giovanili, di forti o deboli reazioni.
Torno a casa con gli occhi lucidi di chi ha osservato 300 persone come me, con la voglia di imparare a sognare, come coloro che gli amici ESF hanno incontrato e ancora incontreranno lungo le strade sporche e sabbiose.
E se allora sto imparando per davvero a sognare è perché la Casa in realtà dovremmo essere noi. Una casa nella quale occorre sapere accogliere per primo noi stessi, dare il benvenuto agli altri ovunque incontrati e tenere le porte aperte ai nostri sogni da realizzare.
Scriverei anche altro, mi accontento di questo, la pagina di diario di un mio cammino, del mio cammino di questo anno.
Andrea Figari
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