di Giulia Feroci
Non è facile scegliere di cosa parlare perché vorrei dire così tanto di quello che vivo che potrei scrivere per giorni.
Potrei dirvi della frutta saporita che c’è qui, di come si festeggia la festa della donna. Potrei parlavi della musica, delle stoffe colorate, degli odori.
Oggi però vi parlo di Julia, una ragazza che lavora in ospedale, si occupa della pulizia dei reparti, è molto cordiale mi saluta come se fossimo amiche da sempre e se non mi vede in giro l’indomani mi chiede dov’ero. Julia mi ha chiesto dei miei tatuaggi, a lei non piacciono. Mi ha detto che Dio sa che li ho e che posso stare tranquilla perché Lui lo sapeva già prima che li facessi. Oggi ci ha raccontato che ha trent’anni e quattro figli, di cui si occupa da sola, sono tre maschi e una femmina, il più grande ha tredici anni. Julia lavora a giorni alterni a un’ora e mezza a piedi da casa e guadagna 27.000 kwanza al mese che sono più o meno 100 euro. Ha detto che è felice perché non ha problemi con nessuno, ha un lavoro e quando torna a casa trova i suoi ragazzi.
Vivo da un mese e mezzo a Luanda, questa terra mi fa pensare, ci sono cose che credo normali che qui non lo sono affatto, altre che mi sembrano ingiuste che qui sono quotidianità. Alcune cose mi fanno pensare così tanto che faccio fatica a prendere sonno.
Ho visto bambini rincorrere cani e uccelli lanciandogli contro dei sassi per gioco. Ho visto mamme che non rispondono al figlio che le chiama dalla stanza dell’ospedale perché stanno finendo di colorare un disegno, chissà se loro sono mai state bambine. Ho visto la pioggia, che a me piace perché a Roma quando piove resto a casa e guardo una serie TV e sento lo scrosciare dell’acqua che mi culla mentre mi addormento.
A Luanda quando piove penso a tutte quelle famiglie che vivono in baracche senza pavimenti e con i tetti in lamiera. Qui la pioggia è una catastrofe. La città si blocca, le persone muoiono e quando finisce la pioggia c’è da fare i conti con la malaria. A Luanda non è tutto brutto e triste, anzi, però oggi vi ho accennato di una piccola parte, quella difficile, che sto imparando a conoscere e comprendere.
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