di Federica Franciosi
Oggi è una bella giornata di sole qui all’isola d’Elba e, insieme ai ragazzi, si è pensato di andare a fare un gita in barca. Pertanto abbiamo approfittato del fatto che, alcuni ragazzi della comunità “La Mammoletta”, insegnano ad andare in barca a vela ai bambini sulle “derive”: piccole imbarcazioni propedeutiche per andare in mare. Ci siamo quindi recati presso la Lega Navale Italiana di Portoferraio dove ci siamo imbarcati per affrontare questa nuova esperienza. Si sono formati gli equipaggi e, ogni imbarcazione, era gestita da uno dei ragazzi con più esperienza.
Si respirava un clima di gioia, felicità e spensieratezza e i ragazzi erano carichi e pronti a dimostrare la loro capacità nel veleggiare.
E’ stato bello vedere il coinvolgimento completo di ogni singola persona: c’era chi si occupava a “rizzare” le vele, chi sistemava il timone e chi si occupava delle cime.
Ma ancor di più ho apprezzato la dedizione, la felicità e l’emozione dipinta sul volto di S. quando, per la prima volta, gli è stata affidata la gestione dell’imbarcazione. Il poter gestire la rotta, le manovre della barca al comando del timone, è stata per S. un’ esperienza di crescita e di gratificazione per il senso di responsabilità che lo ha coinvolto.
La mia esperienza sulla Deriva è stata condivisa con Silvia e V.
V., prima di prendere il largo, ci ha istruito con molta calma e con qualche battuta su quello che dovevamo fare e via…si parte!
Finalmente prendiamo il largo, subito siamo colti da una sensazione bellissima di pace e tranquillità. Ci troviamo in questo guscio di noce circondato completamente dall’acqua; un’acqua che ci accoglie e ci culla dandoci sensazioni di pacatezza e serenità; il vento che ci batte sul viso leggero e frizzante; il sole che ci pervade e ci riscalda, esaltando le note di colore di tutto quello che ci circonda.
Durante la navigazione V. ci chiede se vogliamo provare a governare la barca. Io gli dico: “V. sei sicuro di quello che dici? Non vorrei fare danni!” e lui, candidamente, ci risponde: “Sì, state tranquille, ci sono sempre io”.
Allora, così rincuorata da V., mi faccio coraggio e prendo in mano la barra del timone. Intanto V. mi dà tutte le indicazioni per procedere nella navigazione. Dopo le prime disavventure per dare la voluta direzione alla barca, meravigliando anche me stessa e con grande sospiro da parte di tutto l’equipaggio, sono riuscita a governare la piccola imbarcazione!
Al termine di questa esperienza mi sento di poter confermare ciò che ci dissero i ragazzi: stare in barca significa stare in una piccola comunità, è un luogo di aggregazione dove è fondamentale il senso di fiducia reciproco e dove è forte il senso di responsabilità da parte di ciascun membro dell’equipaggio, una responsabilità comunque condivisa.
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