Scritto da David Perfetti
C’è una città, confinante con un grande e potente regno, dove le case sono di pietra color dell’hummus e dello yogurt. Ce ne sono di diverse, grandi e piccole, tra i vecchi vicoli in salita o lungo le nuove strade. Molti sono i loro abitanti, come molte sono le loro tradizioni e credenze, che condividono insieme tra loro e la loro quotidianità.
I primi ad alzarsi, la mattina, sono i bambini, la scuola inizia abbastanza presto, al contrario dei negozianti che alzano le loro serrande più tardi. Nel frattempo, il fornaio sta stendendo i dischi del pane, i banchi del mercato cominciano a riempirsi di forme, colori e odori, di avocadi e arance, tessuti ricamati, cardamomo e salvia. Anche l’uomo del the apre la sua cucina e mette l’acqua a bollire, mentre, li vicino, i falafel stanno già nuotando nel caldo.
Un giorno il regno accanto decise di voler tutto il territorio circostante per se. Iniziò ad isolare le popolazioni delle città diverse da lui, per poi costruire un lunghissimo ed altissimo muro, creando così dei confini nuovi, inventati; impedendo, in questo modo, la libertà di movimento e di qualsiasi scelta autonoma.
I cittadini, comunque, nonostante lo stress della loro libertà d’indipendenza impedita, continuano a rendere la loro quotidianità la migliore possibile.
Allora, l’uomo del the, con un vassoio a pendolo, va per gli scomodi vicoli ad invitare a provare la sua specialità, regalando a tutti grandi sorrisi; i bambini continuano a giocare a pallone e a sognare correndo in bicicletta, e gli insegnanti, più consapevoli della situazione, seguitano a stimolare speranze e a far immaginare un domani diverso insieme.
Le campane proseguono il loro canto, fanno si che le loro vibrazioni, insieme alla voce del muezzin, possano invade ogni giorno e ogni notte il cielo, ed oltrepassare il confine. Per essere più sicuri che questo accada, poi, ogni minareto e ogni campanile è stato amplificato da dei moderni megafoni.
Inoltre amano enormemente festeggiare; mai dimenticare le feste! Sono talmente tante e diverse che se le sono divise. Ad esempio, tutte le settimane c’è chi festeggia il venerdì e chi la domenica, mentre nel regno, il giorno di riposo e di festa è il sabato.
Lungo le strade ci sono sempre tantissime auto, soprattutto grandi e scure, al contrario dei taxi che sono gialli, e gli piace tantissimo suonare il clacson. Suonano sempre e vanno sempre di fretta, quasi a dire: “ ehiii (pppeeee!) lasciami passare…ci sono anche io qui, anche se i regnanti non vorrebbero, questa è la mia strada (pppeeee!) quindi daiii sbrigati!”.
Infine, hanno deciso di trasformare il muro. Questo dovrebbe impedire l’autonomia di qualsiasi tipo, impedire la possibilità di guardare oltre, impedire il sogno. Quindi visto che non riescono ad abbatterlo, hanno deciso di colorarlo, invitando tutti i più famosi artisti del mondo per dipingerlo.
Ed ecco che, mentre dall’altra parte è tutto grigio e pesante, come il cemento di cui è fatto, qui in città i disegni, le frasi e i colori, danno vita ai desideri e trasformano in concretezza, anche solo per un attimo, il tempo dell’osservazione, tutti i pensieri di libertà e fiducia, di bellezza e fantasia. Perché questi, non si potranno mai rinchiudere, nonostante le differenze, le incomprensioni o le guerre.
Subito dopo, per proteggere e far rispettare la decisone, il regno creò anche un grande esercito, formato da giovani uomini e donne. Alcuni sono talmente fragili che il giacchetto protettivo e la loro arma è molto più pesante di loro stessi, allora per non farlo notare indossano lo sguardo e l’espressione più dura che possono, impedendosi di sorridere. Inoltre, obbligati a questo servizio, questa divisa, oltre a proteggerli, gli impedisce che i propri sogni e desideri possano manifestarsi e realizzarsi, potendo solo seguire gli ordini superiori.
Su questo sono uguali ai cittadini, entrambi con delle scelte costrette, entrambi con delle speranze congelate.
In un giorno qualsiasi, poi, passò un forestiero errante, camuffato come uno dei tanti diversi pellegrini che vengono a visitare una antichissima grotta. Lui, senza farsi accorgere prese un pezzetto di carta e scrisse sopra due piccole parole: pace e speranza, lo mise a terra in un angolo di una strada, con sopra una piccola pietra bianca; la osservò e si allontanò, continuando per un altra meta.
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