Scritto da Nico Parasmo
Sono ormai nove gli anni che mi uniscono a questa terra. Una terra fertile, desiderosa di essere lavorata, dal sapore un po’ dolce che si mischia alla polvere, dal panorama verde dato dai pini ovunque, dalle palme di cocco e dalle genti che camminano…
Nei loro occhi si intravede il colore e bagliore della speranza che non è ben definita come tale. La speranza di chi implora un piatto caldo il giorno dopo, di chi lavora incessantemente per 50 centesimi di euro al giorno, di chi, accompagnato dai propri figli piccoli, intraprende una strada alle 3 del mattino per giungere alla montagna e cominciare a raccogliere il caffe’.
Misurano il prezzo in base a quante “latas” (ceste di legno) riescono a riempire. Grano dopo grano le latas cominciano a riempirsi e di corsa devono portarle al “mandador” (controllore) che segnerà il pagamento dei 50 centesimi.
Donne, uomini ma soprattutto bambini. Scalzi, con le mani nere e callose a causa del caffè che lascia una specie di colla sulla pelle. Le unghia mezze rotte, i piedi gonfi, la pelle completamente punta dai moschitos che lasciano vistose “punte rosse” causate dai morsi. Una “olimpiade” sulla montagna e una gara a chi riempie di piu. I bambini a volte cadono e le latas si svuotano facendo cadere il caffè. Il peso del loro corpicino è comunque devastatore per il grano fresco di caffè che viene quindi schiacciato. In lontananza, i padri dei piccoli gridano parolacce e offese per l’accaduto: “hoy no vas a comer pendejo” (non mangerai oggi, imbecille). Forte risuona la minaccia. Il bimbo sa già che è una promessa. sa che non ci sara’ cena per lui. E se cena ci sarà, il papà servirà il suo dessert fatto di cinghiate dietro la schiena.
Arriva la notte, dopo una giornata segnata dalla stanchezza. Piccole baracche ospitano i “corteros” (lavoratori). Non ci sono letti ma foglie di palme, qualche pentola sporca e bruciata dove sono stati cotti i fagioli, due mattoni con sopra una lamina arrugginita fanno da tetto per il fuoco. Li cucineranno le tortillas. I moschitos nel frattempo si danno il cambio con le zanzare che lavoreranno di notte per completare il lavoro dei colleghi. La notte è di gran lunga piu difficile del giorno. Qualcuno resta sveglio. In montagna è pericoloso. Amici indesiderati come i “sompopos” (formiche rosse giganti) lavorano senza sosta per costruire i loro nidi. Trasportano di tutto: foglie verdi di alberelli, resti di animali, e tutto cio’ che ritengono necessario. Camminano in squadroni per un tragitto ben definito e non si fermano tutta la notte: il problema è solo uno.
Se cambi posizione mentre dormi e disgraziatamente poggi la mano o il piede sul loro percorso, improvvisamente i sompopos impazziscono e cominciano a mordere. Il loro morso lascia la parte colpita abbastanza indolenzita e molto gonfia. In altre baracche, giovani corteros approfittano della notte per fumare marijuana. Qualcuno, invece, preferisce bere il “guaro” (liquore tipico honduregno a 45 gradi) accompagnato da un mango o papaya. Non c’è elettricità sulla montagna, solo la luce della luna. Le donne approfittano per lavare i vestiti su una pietra dove scorre dell’acqua che proviene dalla cima della montagna. Loro andranno a dormire piu tardi e si sveglieranno per prime perche’ bambini e uomini dovranno fare colazione domani.
Alla fine del mese di novembre la raccolta sarà terminata e tutti faranno ritorno alle loro case e famiglie. Parte dei soldi guadagnati saranno spesi per mangiare mentre altri verranno usati, dagli uomini, per essere spesi in qualche cantina del paese e prostitute. Sono poche le donne che esigono che i mariti lascino i soldi per le spese. Altre non parlano perchè il risultato sarebbe una sonora rissa dove lui, il “macho” (maschio) dimostrerà tutta la sua virilita’ scagliandosi contro di lei.
Ci vuole tanta forza per cambiare ma non è detto che tutti vogliano. Il cambio spaventa, anche se a volte è necessario. Il cambio è faticoso perchè le strade nuove sono quelle che meno si conoscono. Il cambio è una scelta che comporta l’inizio o la fine di un’avventura che non sempre conosciamo fino in fondo. Il cambio comincia dentro di noi (don Antonio Mazzi).
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