Si arriva a Bastia Umbra, mi confondo perché Perugia ci accoglie in maniera differente quest’anno.Lontani dalla città, in un padiglione fieristico. I relatori salutano rapidamente dal palco, ci invitano all’incontro, ci invitano a guardarci attorno, ci ricordano San Francesco, ci rammentano l’urgenza dei colori. Ci parlano dell’Africa: il continente delle guerre dimenticate. La buona notizia, dice il direttore di Nigrizia, è che a volte in Africa scoppia anche la pace. Così ci prepariamo al cammino. Attorno a noi alcune ragazze giocano a carte, non si lasciano interrompere dalla storia di Francesco, “Francesco libero!”, Francesco rapito in Darfur.C’è un filo che ci lega, dicono ancora dal palco, padre Kizito parla di Kevin che un giorno si è presentato e ha raccontato di sé, della sua vita, dei sui 12 anni passati in strada. Kevin dice di se stesso: per tutta la vita, ho vissuto come un animale. Quando un bambino parla della propria esistenza in questi termini, sottolinea padre Kizito non possiamo dire che egli viva in un Paese in pace, la violenza non è solo la guerra, la violenza è la perdita dell’umanità. C’è chi parla di disabilità e conclude il suo intervento provocandoci con un: “Io, Giampiero, non sono l’unico diverso, se qualcuno entrasse ora e chiedesse: chi è diverso? Noi dovremmo urlare tutti insieme: IO!” Altri ci raccontano che la libertà d’informazione è la vera pace, gli studenti testimoniano l’inizio del loro anno scolastico da qui, dalla Marcia, quella che don Ciotti ci invita a percorre, “la pace va percorsa” afferma con forza. Alex Zanotelli ci invita alla coerenza. Uno dopo l’altro, testimoni della propria esistenza, portatori di un messaggio di fratellanza, così ci siamo lasciati scuotere il giorno prima del cammino. Il giudice Rosario Livatino ucciso il 21 settembre 1990 mentre si recava in Tribunale, aveva scritto su un quaderno queste parole: «alla fine non ci sarà chiesto se siamo stati credenti ma se siamo stati credibili». Da qui parte chi non ha bisogno di bandiere per portare aventi un’idea.
Gabriella Ballarini
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