Un diario per raccontare un’isola. L’Isola d’Elba e la vita degli Educatori senza Frontiere alla Comunità Exodus.
Scritto da Chiara Petese
Sento che siamo qui ogni giorno a donarci il meglio del nostro tempo.
Sento che a raccontarci le paure, diventano speranze.
Sento che sono anche un po’ mie le paure che hai e che sono un po’ tu le mie.
Sento che si stanno sviluppando diversi modi di amare.
Sento la sofferenza dei corpi, l’angoscia in un tiro di sigaretta, il desiderio di voler tirar fuori qualcosa che a parole non si può spiegare e la fiducia di poter ricominciare.
Sento che le nostre storie s’intrecciano ogni volta che gli sguardi si allineano formando ponti di parole, di emozioni, di gesti, di respiri e di attimi.
Questa sera c’è stata una mancanza di fiducia che si è tramutata in un momento di sofferenza per tutti noi.
Spesso si pensa che la sofferenza porti a una condizione di fragilità e che questa conduca immediatamente all’infelicità.
Mi sento forte e consapevole che questi momenti siano necessari per comprendere che ciò che chiamiamo “felicità” è possibile nonostante la fragilità ma grazie ad essa.
Viviamo insieme la fragilità sapendo che i momenti di serenità che arriveranno acquisteranno un valore ancora più intenso.
Cresciamo insieme, costruendo insieme, rallegrandoci insieme ma soprattutto soffrendo insieme.
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