Educatori senza frontiere si mette in movimento. Perugia-Assisi. Marciare per la pace. Siamo giovani, abbiamo solo 5 anni e quindi come tutti i bimbi di quest’età facciamo i primi passi in mezzo alla gente. Abbiamo viaggiato, ci siamo interrogati ed abbiamo ascoltato i nostri maestri.
Camminare, camminarsi, ascoltare, vivere la strada, erranti consapevoli del viaggio e dell’errore: abbiamo letto libri e conosciuto musiche nuove, ma oggi siamo decisi a farci conoscere, a far vedere i nostri “volti senza frontiere”.
Siamo stati molto “introspettivi” in questi anni ed è ora di entrare veramente nel viaggio, abbiamo preparato molti zaini, preso molti aerei, scritto libri e diari, ci siamo confrontati spesso tra di noi, riuniti in piccoli gruppi, abbiamo riso, pianto e mangiato ingenti quantità di cioccolata spalmabile e marmellata di castagne preparata da Barbara.
Ma ora siamo pronti al confronto, anzi, desideriamo il confronto e vogliamo vedere crescere un’idea: l’idea dell’incontro tra i popoli, tra i diversamente uguali e tra gli ugualmente diversi.
Nel suo articolo Francesco Lena ci ricorda: “È il momento del fare in prima persona, non basta dire o delegare, bisogna essere tutti più protagonisti, più partecipi concretamente nei fatti, più responsabili, la storia la facciamo noi, la storia siamo noi.
La manifestazione della pace deve essere un grande momento, di entusiasmo, di partecipazione e di ripresa di un cammino, di un impegno costante, civile, sociale e culturale, che duri 365 giorni all’anno, nelle istituzioni, nei sindacati, nei movimenti, nelle associazioni di volontariato, nei gruppi di persone locali, nei rapporti tra persone.”
Abbiamo viaggiato, dicevo, ma la testimonianza si fa anche camminando e parlando del proprio cammino, abbiamo sete di storie e sete di azione e relazioni.
Dobbiamo essere “attivatori di cambiamento”, ricettacoli di identità che sperano di contaminarsi.
Il linguaggio che abbiamo scelto, dal canto nostro, è quello dell’educazione in tutte le sue accezioni e con tutte le sue potenzialità: tirare fuori, sviluppare l’umanità di uomini e donne in cammino, percorrere i labirinti della comunicazione, ricominciare a sognare o accorgersi di non avere mai smesso.
Per questo e per altre ragioni speriamo di incontrarci e riconoscerci in questi giorni di pace, accolti dalla splendida Perugia e dai suoi abitanti.
Saremo rumorosi, saremo tanti e saremo insieme, alcuni si riconosceranno, altri si incontreranno per la prima volta, qualcuno si perderà solo per ritrovarsi.
Ovviamente quello che succederà, ve lo racconterò un giorno alla volta.
Camminare, camminarsi, ascoltare, vivere la strada, erranti consapevoli del viaggio e dell’errore: abbiamo letto libri e conosciuto musiche nuove, ma oggi siamo decisi a farci conoscere, a far vedere i nostri “volti senza frontiere”.
Siamo stati molto “introspettivi” in questi anni ed è ora di entrare veramente nel viaggio, abbiamo preparato molti zaini, preso molti aerei, scritto libri e diari, ci siamo confrontati spesso tra di noi, riuniti in piccoli gruppi, abbiamo riso, pianto e mangiato ingenti quantità di cioccolata spalmabile e marmellata di castagne preparata da Barbara.
Ma ora siamo pronti al confronto, anzi, desideriamo il confronto e vogliamo vedere crescere un’idea: l’idea dell’incontro tra i popoli, tra i diversamente uguali e tra gli ugualmente diversi.
Nel suo articolo Francesco Lena ci ricorda: “È il momento del fare in prima persona, non basta dire o delegare, bisogna essere tutti più protagonisti, più partecipi concretamente nei fatti, più responsabili, la storia la facciamo noi, la storia siamo noi.
La manifestazione della pace deve essere un grande momento, di entusiasmo, di partecipazione e di ripresa di un cammino, di un impegno costante, civile, sociale e culturale, che duri 365 giorni all’anno, nelle istituzioni, nei sindacati, nei movimenti, nelle associazioni di volontariato, nei gruppi di persone locali, nei rapporti tra persone.”
Abbiamo viaggiato, dicevo, ma la testimonianza si fa anche camminando e parlando del proprio cammino, abbiamo sete di storie e sete di azione e relazioni.
Dobbiamo essere “attivatori di cambiamento”, ricettacoli di identità che sperano di contaminarsi.
Il linguaggio che abbiamo scelto, dal canto nostro, è quello dell’educazione in tutte le sue accezioni e con tutte le sue potenzialità: tirare fuori, sviluppare l’umanità di uomini e donne in cammino, percorrere i labirinti della comunicazione, ricominciare a sognare o accorgersi di non avere mai smesso.
Per questo e per altre ragioni speriamo di incontrarci e riconoscerci in questi giorni di pace, accolti dalla splendida Perugia e dai suoi abitanti.
Saremo rumorosi, saremo tanti e saremo insieme, alcuni si riconosceranno, altri si incontreranno per la prima volta, qualcuno si perderà solo per ritrovarsi.
Ovviamente quello che succederà, ve lo racconterò un giorno alla volta.
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