C’è un negozio, quello all’angolo, quello di fronte al quale aspetto tutte le mattine l’autobus per andare a scuola, non è un vero e proprio negozio, qui ogni categoria è un po’ rimessa in discussione…uno di quei piccoli chioschi in cui si vende tutto, quelli dove ci sono i vasi con le caramelle dentro, i sacchi di riso, le foglie da masticare, il tabacco, i biscotti che si comprano come merenda per andare a scuola, quelle cose fritte… uno di quei negozi che mi incuriosiscono sempre. Poi c’è quell’ uomo così esageratamente magro, che mastica delle bacche rosse e vende fiori e noci di cocco, poi c’è la panetteria che però apre sempre un po’ tardi e il pane non è che lo venda proprio, vende una specie di pan brioche che dopo un po’ ti fa venire la nausea, ma se loro lo chiamano pane, chi sono io per dire il contrario?
I negozi di stoffe, i sari appesi senza risparmiare nemmeno un colore, senza dimenticare nemmeno una sfumatura… le donne che espongono verdura e frutta, il verde e il giallo dei limoni rotondissimi, l’arancio e il rosso del mango… polvere sui biscotti, ampolle di vetro dal colore ambrato della terra che si posa ogni giorno sulle cose e trasforma tutto, crea un’unica sfumatura, smorza, rende un po’ triste un giorno già senza cielo, un giorno di giugno che qui è autunno, che qui parla una lingua diversa, anzi parla troppe lingue che non si capiscono tra di loro…
Ci sono giorni in cui starei per ore seduta sul muretto di fronte a casa, starei lì, per il puro piacere di star seduta a guardare, a farmi guardare, lì, a strizzare l’occhio ai piccoli passanti, a far l’indifferente con gli uomini in moto, a sorridere alle donne avvolte nei loro sari…lì…salutando chi mi dice buongiorno, dicendo buongiorno a chi non mi saluta…lì…senza dare alla cosa grande importanza, lì per il puro piacere di stare in un luogo senza avere uno scopo preciso.
Ci sono giorni in cui sono più stanca del solito, giorni in cui starei nella mia stanza, senza uscire, sdraiata sul pavimento, sdraiata sulla mia stuoia viola e arancio, sdraiata per pensare, pensando e usando i miei pensieri come scusa per stare sdraiata..
Ci sono giorni in cui piove, ma piove come non mi è capitato spesso di vedere, di solito io non amo la pioggia, saranno stati i miei 12 mesi in Irlanda in cui il cielo mi mancò così tanto, ma qui la pioggia fa compagnia, accarezza la pelle come una doccia tiepida. E l’odore degli alberi e dei prati e della terra rossa prende vita, viene fuori dall’ombra di giorni aridi senza profumo.
C’è l’armonia degli abbracci al mattino, quando i bambini della casa arrivano a scuola ed io sono nel corridoio che li aspetto, che li accolgo, che li attendo come si fa con le cose belle che si spera non si facciano attendere troppo.
Mi ricordo di loro, i miei primi giorni indiani, la loro diffidenza con chi arrivava da lontano e non si sapeva per quanto tempo sarebbe rimasta, i loro pidocchietti che poi sono diventati anche un po’ i miei…
Ci sono le sere in cui mi brucia lo stomaco perché il riso era troppo piccante, ma poi c’è chi mi consola, la mia mamma, i miei amici, mi scrivono dall’Italia, dall’Argentina…ricostruiscono la geografia della mia vita passata e le danno senso nel mio presente, c’è chi mi restituisce pezzetti di me senza chiedermi nulla, mi giungono pacchi e cartoline e lettere, le persone che hanno dato senso alla mia vita, non smettono di farlo.
Ora è tempo di accenti indiani, di saggezze inesplorate, di ritmi a cui abituarsi, di musiche che nascono dal battere delle mani, dal pianto la mattina, dal ripetere italianismi con il sorriso che dà luce a speranze insperabili…
Sono una persona fortunata.
I negozi di stoffe, i sari appesi senza risparmiare nemmeno un colore, senza dimenticare nemmeno una sfumatura… le donne che espongono verdura e frutta, il verde e il giallo dei limoni rotondissimi, l’arancio e il rosso del mango… polvere sui biscotti, ampolle di vetro dal colore ambrato della terra che si posa ogni giorno sulle cose e trasforma tutto, crea un’unica sfumatura, smorza, rende un po’ triste un giorno già senza cielo, un giorno di giugno che qui è autunno, che qui parla una lingua diversa, anzi parla troppe lingue che non si capiscono tra di loro…
Ci sono giorni in cui starei per ore seduta sul muretto di fronte a casa, starei lì, per il puro piacere di star seduta a guardare, a farmi guardare, lì, a strizzare l’occhio ai piccoli passanti, a far l’indifferente con gli uomini in moto, a sorridere alle donne avvolte nei loro sari…lì…salutando chi mi dice buongiorno, dicendo buongiorno a chi non mi saluta…lì…senza dare alla cosa grande importanza, lì per il puro piacere di stare in un luogo senza avere uno scopo preciso.
Ci sono giorni in cui sono più stanca del solito, giorni in cui starei nella mia stanza, senza uscire, sdraiata sul pavimento, sdraiata sulla mia stuoia viola e arancio, sdraiata per pensare, pensando e usando i miei pensieri come scusa per stare sdraiata..
Ci sono giorni in cui piove, ma piove come non mi è capitato spesso di vedere, di solito io non amo la pioggia, saranno stati i miei 12 mesi in Irlanda in cui il cielo mi mancò così tanto, ma qui la pioggia fa compagnia, accarezza la pelle come una doccia tiepida. E l’odore degli alberi e dei prati e della terra rossa prende vita, viene fuori dall’ombra di giorni aridi senza profumo.
C’è l’armonia degli abbracci al mattino, quando i bambini della casa arrivano a scuola ed io sono nel corridoio che li aspetto, che li accolgo, che li attendo come si fa con le cose belle che si spera non si facciano attendere troppo.
Mi ricordo di loro, i miei primi giorni indiani, la loro diffidenza con chi arrivava da lontano e non si sapeva per quanto tempo sarebbe rimasta, i loro pidocchietti che poi sono diventati anche un po’ i miei…
Ci sono le sere in cui mi brucia lo stomaco perché il riso era troppo piccante, ma poi c’è chi mi consola, la mia mamma, i miei amici, mi scrivono dall’Italia, dall’Argentina…ricostruiscono la geografia della mia vita passata e le danno senso nel mio presente, c’è chi mi restituisce pezzetti di me senza chiedermi nulla, mi giungono pacchi e cartoline e lettere, le persone che hanno dato senso alla mia vita, non smettono di farlo.
Ora è tempo di accenti indiani, di saggezze inesplorate, di ritmi a cui abituarsi, di musiche che nascono dal battere delle mani, dal pianto la mattina, dal ripetere italianismi con il sorriso che dà luce a speranze insperabili…
Sono una persona fortunata.
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