Scritto da Fiorella Bartolomucci
E’ che credo sia una storia che parte da lontano.
Ricordo papà che mi veniva a prendere a scuola con Jimmy il signore che vendeva le sue mercanzie porta a porta, che quando mangiava a tavola con noi io e mia sorella ci stupivamo di come doveva piegare le gambe sotto il tavolo, perché la sua altezza africana era davvero imponente per due bimbe così piccole.
Mi ha insegnato l’accoglienza.
Ricordo mamma che mi racconta di quella volta che faceva la cambusiera al campo della parrocchia e pensava che la nausea fosse data dalle curve della strada, invece ero già io nella sua pancia.
Mi ha insegnato il fare con gratuità.
Ricordo mia sorella che è tornata a casa dicendo che partiva 6 mesi per la Svezia.
Mi ha insegnato a viaggiare.
Ricordo da sempre quel posto magico dove si era tutti insieme, in mezzo a tante persone uniche e diverse, portando ognuno quello che è.
Ci hanno insegnato la condivisione.
La storia che parte da lontano poi, prosegue che i figli si fanno grandi e fanno scelte più o meno condivisibili, e ricordo mia madre che proprio non voleva che mi iscrivessi a quel corso di formazione “che già fai 40mila cose e devi studiare!”, e mio padre che “papà ma se vado in Honduras?” “e dove sta l’Honduras?” .
Si parte, si va, e loro sempre che da lontano nascondono il loro tremor del cuore per dar pace al mio.
Poi forse proprio per questo, dopo 4 anni , è stato naturale che succedesse.
Da quest’anno i miei genitori si sono fatti amorevolmente coinvolgere in questa avventura che è Educatori senza Frontiere, mettendosi in gioco con semplicità, sempre silenziosamente come sanno fare loro.
Ci hanno accompagnati per un anno, hanno vissuto quest’esperienza con occhi nuovi, ci hanno regalato punti di vista differenti, avere una mamma a disposizione, a cui chiedere cosa prova una mamma quando la figlia è dall’altra parte del mondo, non è cosa da poco.
I genitori di tutti, che quando cucini per tutti quei ragazzi il cuore un po’ si allarga per far spazio, e quanta gentilezza ti arriva di ritorno. Sono stati coccolati e accolti come una cosa preziosa.
Mia sorella e la mia nipotina hanno cucinato i dolci per la colazione del cammino nella loro casa, e magari un giorno Matilde potrà scrivere un articolo in cui lo ricorda.
Domani mio padre parte per una Carovana di 13 giorni con i ragazzi della Cascina di Milano, guiderà il pulmino, e non sa molto di più, ma la sua voce al telefono era quella di un ragazzino.
E’ una storia che parte da lontano questa storia,
che le frontiere non le perdi in un giorno,
ci vuole una vita che insegna ad un’altra vita che incontra altre splendide vite, di chi si è donato e ha sognato prima di te, di chi ha dato gambe a quel sogno, di chi sceglie giorno per giorno di crederci con te, di chi arriva e lo sogna più forte, di chi sorride e lo sogna dai racconti ascoltati.
E’ una storia che parte da lontano questa piccola storia, che io oggi vi racconto , ma sempre un po’ sottovoce, perché le cose piccole, le cose belle vanno raccontate così come una cosa preziosa.
Bruno