Scritto da Celeste Grillo
Salama a byo!
Scrivo di quello che ho osservato, vissuto, che ha generato un’idea che ha dato forma ad un progetto: aprire una sala della musica permanete, lì dove ogni tanto esce lontano il suono di un mandolino, lì nell’interno della sezione minorile del carcere di Fianarantsoa.
Scegliamo la musica perché svela ritmi e con loro lo spazio di sentirsi liberi di ascoltare, attraversare, farsi trascinare e anche d’essere folli, se ce lo concediamo; perché capace di accompagnarti in mondi che cambiano scenario ad ogni suono che varia; perché capace di fermarti su una scalinata e di unirti a chi suona e a chi suonerà e spiega pensieri, racconta storie, accende emozioni.
Questo è quello che vivo e vedo nella ricerca dei ragazzi, anche qui ad Ambalakilonga…così ho seguito l’idea di proporre l’apertura, in carcere, di uno spazio dedicato alla musica per i minori detenuti e ad oggi siamo ad una settimana esatta dall’inizio del laboratorio, una settimana esatta dal passaggio da ciò che sta nero su bianco e quello che abita oltre le righe, un settimana esatta dall’ALZARE IL VOLUME…
quando non riusciamo a distinguerci nella nostra confusione, nella vostra confusione
quando abbiamo bisogno di sentire
quando abbiamo bisogno di vedere
quando abbiamo bisogno di sapere
ALZARE IL VOLUME PER ESSERE FELICI SOLO PERCHE´ SIAMO RIUSCITI AD APRIRE LA BOCCA
Per alzare il volume ci vuole coraggio, intenzione, rivoluzione…è un’azione che nasce dalla mente e viene passata fuori, consegnata all’esterno pur conservando il nostro principio d’origine… viene messa alla luce, resa visibile e con lei anche noi, portandoci nelle più molteplici forme della relazione e non è più solo origine, e non siamo più solo origine.
Ci vuole una buona dose di coraggio anche per fare il passaggio inverso al precedente, ovvero, seguire quello che esce da noi dandoci la possibilità di conoscerci sempre, di continuo, senza fermare un gesto libero, una forma inaspettata ma modellandoli senza cambiarli.
Quello che accadrà sarà un innesco, ad oggi so quello che è già accaduto quando il progetto è stato pensato e condiviso ‘fuori’- la magia dell’incontro- perché quest’attività inizia con chi mi ha accompagnata e mi accompagna per la realtà che incontro, ha scritto con me il progetto, ha costruito un ponte di 7.627 km per organizzare la serata solidale che ci ha permesso di raccogliere fondi per acquistare gli strumenti musicali necessari, ha mischiato saperi e sapori, ha cercato il cantautore ‘giusto’, ha detto ‘sì, perché gli abbiamo chiesto una cosa bella’, ha battuto tempi e distanze anche solo per un attimo, ha aperto queste strade impossibili e si cura della fatica e della bellezza di farle ‘andare’, ha scelto di far circolare la vita con le sue parole, Stefano.
Tutto questo è quello che porto con me, pura emozione di quella che contiene tuttavia un pizzico di nostalgia…buona a ricordarmi che le idee bisogna farle diventare grandi come ponti ed è questo quello che posso raccontare quando siederemo in cerchio con i ragazzi del carcere, quando monteremo la batteria, sistemeremo le chitarre, tradurremo una canzone di Patty Smith o ne canteremo una di Agrad.

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