Scritto da Elettra Franciosa
Ed eccomi a Fianarantsoa, ovunque mi giro vedo bambini e ragazzi che giocano, corrono, urlano o semplicemente stanno seduti sul ciglio della strada. Al nostro passaggio molti salutano e io non posso fare a meno di ricambiare e di incontrare i loro grandi occhi.
Ora, dopo quasi due settimane, sembra quasi tutto più normale e lo stupore piano piano cede il passo alla curiosità: “da dove vieni?” “qual è la tua storia?”, sono domande che probabilmente non avranno mai una risposta, eppure alcune di queste storie le ho potute ascoltare. Sono spesso racconti che fai fatica a digerire e a cui rimani ancorato perché vorresti saperne ancora di più.
I protagonisti sono i ragazzi di Ambalakilonga e alcuni di loro erano figli di nessuno.
Figli della strada, della terra rossa.
Figli senza nome, senza identità né storia alle spalle.
Sono figli persi e mai più cercati o ritrovati.
Qui è la povertà a dettare legge e come un inflessibile giudice supremo decide chi può salvarsi e chi verrà abbandonato; non è questione di caso o di fortuna, quanto piuttosto di numeri e di scelte. Dopo 5 figli forse il sesto è di troppo, non c’è abbastanza cibo per tutti, non c’è abbastanza amore. La povertà è un nemico senza volto e senza paura, non guarda in faccia a nessuno ma decide per tutti.
Una volta questi ragazzi erano figli, ora qui sono fratelli; forse nelle loro vene non scorre lo stesso sangue, ma sono fratelli di sorrisi, di giochi e di litigate. I più grandi mostrano la strada ai nuovi arrivati, li correggono quando sbagliano e condividono con loro la nuova strada che stanno percorrendo. Sono tutti figli della comunità di Ambalakilonga che si prende cura di loro ogni giorno, che li forma e permette loro di avere un futuro, perché questa comunità è un luogo caldo, che sa di famiglia, dove attraverso l’educazione si ricostruisce, mattone dopo mattone, l’identità di ognuno di loro.
I figli di nessuno sono ormai ombre di un passato che non c’è più, adesso sono tutti fratelli, amici, persone con un nome e una storia che aspetta di essere vissuta e raccontata.
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