Scritto da Cecilia Barbesi
La strada più impervia è quella che passa tra il camminare naturalmente, con andatura diritta e il profondo desiderio di deviare, seguendo il cuore e l’istinto.
Molti sono gli svincoli che ho incontrato sul mio percorso e tutti mi hanno attirato, volevo sapere, conoscere, scoprire nuovi luoghi del mondo, della vita, del mio cuore; può capitare che alcuni portino ad un vicolo cieco e, a volte, mi assale il dubbio che non valga la pena provare, che le energie siano limitate e si debba imparare ad individuare le giuste direzioni, frenando, talvolta l’entusiasmo.
Un giorno, lungo il cammino ho incontrato Esf, una delle deviazioni che mi ha incuriosito, che ho rincorso e che mi ha obbligato a compiere scelte e, inevitabilmente a perdere altre strade; mi ha spinto a cercare nuovi lati di me, a mettermi in gioco e vedere con chiarezza le mie difficoltà e scontrarmi con spigolosità che nemmeno sapevo di avere.
Questo sentiero rappresenta una grande sfida, anche per quegli aspetti che a volte non capisco, scelte che non condivido e che mi hanno insinuato addirittura il dubbio di abbandonare il sentiero, ma che, infine, mi hanno insegnato la ricchezza del compromesso.
Così, con il mio zaino carico di voglie, ma anche di paure, come quella di sbagliare, di essere inadeguata, non all’altezza del compito, sono partita per un nuovo viaggio, iniziato nel 2015 e conclusosi, in parte, con il mio ritorno dall’Elba. Il resto è ancora terra inesplorata.
Le due settimane passate hanno visto un sentiero in salita e pieno di ostacoli, dal desiderio di sostenersi a vicenda, di creare un gruppo, minato dalle difficoltà di conciliare i diversi punti di vista, al trovarsi impreparati ad affrontare l’ignoto, allo sperimentare situazioni nuove, equilibri precari, una mole di bombardamenti continui di impegni, emozioni e trambusti, con la conseguente ansia di non farcela.
Tutto questo è stato, per me, una ricchezza immensa. Ho incontrato fatica, sudore, un nodo alla gola, a volte, ma la profonda consapevolezza di essere al posto giusto mi ha dato forza e soprattutto vera gioia, che perdura tuttora.
Ho affrontato questo sentiero irto che attraversava mente e cuore e ho imparato qualcosa da ogni momento, da ogni persona che ha condiviso con me questa parte di cammino e, allora, dico grazie: ai miei compagni, che mi hanno permesso di essere chi sono e a loro volta sono stati loro stessi, grazie a chi mi ha mostrato la possibilità di costruire qualcosa di davvero grande, un sistema dove ogni ingranaggio è fondamentale, grazie ai ragazzi incontrati, ai loro occhi e i loro sorrisi, alla loro profondità e grazie, soprattutto, a chi mi ha permesso di compiere questi passi, a chi ha creduto che quel sentiero potesse essere il mio. E grazie anche a me, per avere avuto il coraggio di prenderlo.
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