Scritto da Jennifer Gaspari
Anche le mamme viaggiano.
Viaggiano attraverso le fatiche del quotidiano, percorrendo ogni giorno strade scivolose ed infangate per poi sedersi per ore sul ciglio della strada ad aspettare, sperando di riuscire a vendere qualcosa che permetta loro di comprare almeno il cibo per sè e per i figli.
Viaggiano attraverso i ricordi del loro essere figlie, figlie a volte forse non viste, ascoltate, riconosciute.
Viaggiano, e mentre viaggiano ogni tanto si rifugiano nell’alcol, divenendo passive e inermi, spogliate nelle loro fragilità, oppure provocando paura.
Viaggiano a volte accompagnate, a volte mano per mano con l’ombra dell’essere state abbandonate, una, due, tre volte.
Viaggiano per chiedere aiuti con una sfrontatezza che fa rabbia, ma che forse allo stesso tempo le umilia e le fa sentire incapaci.
Sono mamme che a volte credono che la risposta miracolosa ai loro problemi sia inserire i propri figli all’interno di centri religiosi o gestiti da stranieri… Perchè loro non possono, perchè loro a volte non vogliono, perchè è più facile così ma anche perchè sentono di non poter provvedere al meglio nè ai propri bisogni nè ai bisogni dei bambini.
Sono mamme che desiderano.
Sono mamme che quando le vai a trovare ti accolgono con il sorriso nelle loro stanzette spoglie, buie ed umide e che quando stai per scivolare si allungano verso di te e ti prendono la mano.
Sono mamme che vivono in Madagascar, che vivono a Fianarantsoa, che vivono al Complex.
Sono mamme che mi riportano ad altre mamme, incontrate lontano.
Lavorare con queste viaggiatrici, e con i loro piccoli figli, anch’essi viaggiatori fin troppo esperti che a volte si disperdono nel loro stare per troppe ore soli.
Creare degli spazi di ascolto, di condivisione che possano essere significativi.
Parlare a queste figlie, prima che mamme, e poi a queste mamme madri di figli, e dir loro che qualcosa lo possono e lo devono fare, pur nella povertà, pur nelle difficoltà.
Stimolarle ad intraprendere questo nuovo avventuroso viaggio, che questa volta non sarà solitario perchè in compagnia di altre mamme e di altre figlie.
Sono le mamme del progetto Rambon-danitra che letteralmente in malgascio significa “coda del cielo”, arcobaleno.
Sono mamme che sono la coda del cielo. E che ancora non sanno di esserlo.
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