Scritto da Mila Silva
Bolivia, zona amazzonica, dall’altra parte del mondo. Riberalta, per la precisione, a Nord, quasi al confine col Brasile.
Ci siamo arrivate utilizzando sei aerei. L’ultimo, un modello vintage da una ventina di posti, ha sorvolato distese di alberi solcate da fiumi innumerevoli.
Subito, colpiscono i colori: il verde intenso della foresta, il marrone-beige delle acque dei rii, il rosso-arancione dei tetti delle case, il rosso-mattone delle strade in terra battuta, ma anche delle poche strade asfaltate, perché la terra arriva dappertutto, copre qualsiasi cosa. Gli abitanti se la portano con sé, vengono riconosciuti anche oltre i loro confini per questo.
Qualcos’altro non si può ignorare: siamo ancora nel piccolo aeroporto e compaiono le moto: si muovono lente e sono il mezzo di trasporto di intere famiglie. I caschi non esistono e sui sellini trovano posto anche sette persone, tra adulti e bambini di tutte le età. La sera, invece che passeggiare, moltissimi riberaltegni si muovono in moto, lentissimi, chiacchierando affiancati ai vicini e facendo innumerevoli giri intorno alla piazza principale.
La gente qui è accogliente e sorridente, conquista per la sua dolcezza, per la sua tranquillità, per la sua ospitalità, per la sua semplicità.
Siamo qui da due settimane e il nostro viaggio di scoperta e di ricognizione, cominciato con ritmi lenti, è diventato un susseguirsi di attività, di progettazioni, di incontri e di avventure.
Durante gli incontri di formazione con gli educatori di comunità, con le mamme, con gli animatori della Joventud Misionera e coi ragazzi, si vivono momenti intensi di scambio, si ascoltano storie toccanti, si entra in sintonia con naturalezza (Gabriella si intende perfettamente con tutti, è scambiata spesso per argentina; invece basta un sorriso, per noi volontarie impacciate con lo spagnolo, comprensibile in parte, ma così difficile da parlare).
I mille dubbi che girano intorno alla domanda “Che ci faccio io qui?” si dissolvono tranquillamente. Siamo qui per scambiarci esperienze, in fondo, e tornerò a casa ricca di un bagaglio di scoperte e di idee che mi aiuteranno sicuramente nella vita e nel lavoro. La partecipazione ai giochi, le risate, l’attenzione e la disponibilità all’ascolto degli altri, il silenzio quando è necessario, anche quando ci sono cento bambini che dipingono su una striscia di carta stesa sul pavimento, sono incredibili. Il momento del commiato, con gli abbracci e le parole affettuose e ricche di gratitudine, dice che l’esperienza è stata utile, che verrà ricordata anche da loro come un evento importante.
Il momento dell’ avventura, il viaggio col “barco”, che ci ha portato a risalire un pezzetto dell’enorme Rio Madre de Dios e ad addentrarci nella foresta in tre su una moto, o camminando e scivolando sul fango, per incontrare due comunità di campesinos che vivono isolate dal mondo, resterà indimenticabile.
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