Scritto da Francesca Oro
Ho conosciuto ESF percorrendo una strada diversa, rossa di terra malgascia e piena di buche che diventano piccoli laghi durante le piogge tropicali. Ho iniziato a scoprirla piano piano nelle persone incontrate, nei loro racconti, in momenti di formazione o più semplicemente di condivisione. Ho conosciuto responsabili, tutor e volontari, persone spesso diverse fra loro ma con un’importante caratteristica comune: la semplicità. Mi hanno accolto e sostenuto in quelle difficoltà che un educatore deve affrontare ogni giorno. Ci siamo confrontati e raccontati, condividendo esperienze formative che ancora non conoscevo, come le giornate di danzaterapia organizzate ad Ambalakilonga da Claudia Concas, che è riuscita a coinvolgere tre diversi centri per ragazzi di strada: Ambalakilonga, l’orfanotrofio e il mio, Miaraka. E’ stato bello vedere questi bambini, ragazzi e ragazze mischiarsi, mettersi in gioco, scoprirsi e piano piano trasformarsi senza neanche accorgersene. Vedere due fratellini appartenenti a centri diversi incontrarsi e vivere insieme quest’esperienza di gioco, o i più piccoli affrettarsi su un telo bianco fingendo di dormire per godersi le carezze degli educatori. E ancora è stato bello osservare l’attenzione e la cura di un ragazzo più grande della comunità di Ambalakilonga che si è offerto come aiuto-educatore nel gruppo dei più piccoli e scoprirne la dolcezza, l’impegno. Abbiamo attraversato insieme boschi e città. Siamo divenuti alberi e poi mare. E nel gioco e nell’altro abbiamo donato e trovato una parte di noi stessi. Questo è ciò che mi ha insegnato ESF nei nostri incontri: a confrontarmi con gli altri, osservando, ascoltando e partecipando, per divenire come uno di quegli alberi che abbiamo costruito con i ragazzi e che scopriva un aspetto di sé nel riflesso di un compagno.
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