Tornata ormai da tre settimane dal Brasile, ripenso al motivo per cui ho chiesto di rimanere un mese in più, senza sapere cosa mi aspettasse dall’altra parte, e cos’era?…coraggio, curiosità, presunzione? non lo so.
Allora perché sei rimasta? -Le domande dei bambini ti forzano a pensare- sfidare le mie stesse ansie, conoscermi di più attraverso gli occhi di chi non mi conosceva affatto, ma cosa potevo portare via e cosa lasciare in cambio?
Non riesco a fare i conti, o forse non ne ho voglia, mi piace pensare di aver vissuto così un’altra vita, vivere il Brasile… a lavoro una giornata caotica: le telefonate, litigi tra bambini, il colloquio con una madre sola, le riunioni, e la fazenda il tramonto e il vento che pettina l’erba districando le tensioni tra un nuovo arrivo, una rinuncia, un consiglio, un traguardo, una soluzione..!
La spesa, il mercatino, il vicino di casa, il traffico… ci vediamo domenica? la messa, la corsa per la pace, preparando la cena ed è già domani, entrare nella quotidianità con occhi lontani e ti sembra tutto speciale, un carnevale di vita, in cui nessuno ti giudica mai, perché se sono felice te lo dico, se mi arrabbio ho bisogno di parlarti e se mi serve aiuto posso piangere…
Diventano familiari i suoni della notte, gli odori della strada, le parole veloci … le infradito quando piove e fa freddo, un abbraccio quando non ho voglia di spiegare… piccoli gesti, ma solidi, e posso respirare il loro sogno, l’idea di qualcosa di più grande che si costruisce nella gratitudine per ogni piccola conquista, per ogni pezzettino in più…e io?
Un viaggiatore ignorante, che parte senza sapere, chiede senza vedere e torna senza descrivere… così tra agire e pensare, tra lasciare e prendere, tra partire e restare… viaggiare e vivere con la promessa di fare lo stesso, di tornare con la stessa voglia di fare, la capacità di apprezzare: mirare alle stelle per arrivare alla punta degli alberi, sapendo che le stesse stelle, alla fine di quelle lunghe palme verdi … adesso, le posso vedere anche da qua.
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