Scritto da Francesca Bianco
La maturità è l’atto conclusivo di un percorso di studio. Molti studenti non vedono l’ora di affrontarla, ma quando si avvicina il fatidico giorno, si legge sui volti uno stato di ansia e paura. Sono un po’ le sensazioni che ho provato sia per la maturità che per questo viaggio. Difficile affrontare la maturità sapendo di dover partire un mese dopo e per la prima volta come educatrice senza frontiere. La mente fantasticava su come questa esperienza poteva realizzarsi, e passato quell’interminabile mese, le immagini hanno iniziato a prendere forma. La realtà è differente dall’immaginazione, è contrasto: oggi fa caldo, domani fa freddo; c’è l’estrema povertà e dall’altro lato della strada trovi ricchezza; dietro grandi sorrisi si nasconde tanta tristezza. La realtà è la gioia dei bambini, i loro abbracci e i loro sorrisi quando il cancello blu si apre.
La realtà è vedere giovani con volti tristi, occhi pieni di lacrime ed un futuro con poche speranze. La realtà è vedere ragazzini sognare prendendo a calci un pallone, con la polvere che si solleva e li avvolge, con i piedi nudi per non rovinare le scarpe, con gli occhi pieni di gioia.
La realtà è il racconto dei loro vissuti e tu, incredula, resti lì a riflettere. La realtà è sentire Irma Teresita dire: “Noi andiamo dove gli altri non vanno!”. La realtà è l’umidità che ti penetra nelle ossa; è vedere gente che sotto la pioggia, nel fango, cammina a piedi nudi. La realtà è ascoltare i bambini che pregano affinché la loro famiglia e i loro amici stiano bene.
La realtà è la violenza, la diffidenza, è la paura che si respirano nell’aria. La realtà è capirsi con i gesti, è abbattere le frontiere che la lingua pone; è farsi una risata quando fallisci un tentativo d’intesa. La realtà è la curiosità dei bambini, e anche la tua…
e tutto questo durante la maturità non l’avrei mai immaginato!
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