Ciao a tutti,
Mi chiamo Raveloman Aimée, ho ventisei anni e ho studiato paramedicina all’università di Finarantsoa.
Ho scelto di diventare un’infermiera per assistere le persone che soffrono. Fin da bambina desideravo mettermi alla prova per aiutare il prossimo.
Oggi lavoro nel dispensario della comunità di Ambalakilonga e faccio tutto il possibile perché i miei pazienti guariscano in fretta e siano soddisfatti delle cure che ricevono.
Ho imparato che il mio lavoro non consiste semplicemente nel prescrivere le medicine per rimarginare le ferite, ma l’aspetto più importante è dato dal rapporto che si instaura tra il medico e il paziente attraverso l’ascolto. Una comunicazione efficace tra medico e paziente è la base per un lavoro scientifico con i pazienti stessi, perché consente di ottenere gli elementi indispensabili per la formulazione di una diagnosi corretta.
Inoltre è importante prestare attenzione sia alle parole che agli stati d’animo, i sentimenti e le sensazioni dei pazienti, perché la persona malata pensa che solo chi sente veramente il suo problema sia in grado di comprenderlo, curarlo e guarirlo.
Una mattina nel nostro dispensario è arrivata una mamma con in braccio il suo bimbo di sei anni che piangeva disperatamente. Il bimbo aveva la temperatura corporea molto alta, causata da un’infezione cutanea. La mamma non riusciva a tranquillizzarlo, così ho provato a rassicuralo, spiegandogli molto semplicemente che dopo aver misurato la febbre avrebbe preso le medicine e sarebbe passato tutto. Da quel momento il bimbo ha smesso di piangere e si è accoccolato addormentandosi tra le braccia della mamma. Sentirsi ascoltati e capiti è fondamentale non solo per gli adulti, ma anche per i bambini piccoli.
Amo il mio lavoro e cerco ogni giorno di trarne un insegnamento insieme alle storie che mi raccontano i miei pazienti.
Grazie per aver ascoltato la mia storia.
A presto
Aimée
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