Asante… Chiudo gli occhi….
Chiudo gli occhi e sono in Africa, sono in Kenya, sono a Nakuru. Accanto a me ci sono Gabri, Marzia e Dani e oggi anche Sara, Marco e Sofia…siamo sul matatu, un pulmino che collega la campagna alla città, stiamo andando al drop-in. Guardo fuori dal finestrino la città che si muove, la fotografo con gli occhi…la strada polverosa, i negozietti fatti di assi di legno colorati, la gente seduta sulla collinetta vicino ai binari del treno che aspetta, o forse semplicemente sta…man mano che la città si avvicina senti la vita che aumenta intorno a te…eccoci, superiamo la grande rotonda con il banchetto dei calzini colorati e prendiamo la strada che porta alla stazione dei matatu…e un mondo ci travolge…gente che passa, ripassa, siede, travolge, schiaffeggia, sorride, chiede, saluta “hey mzungu”, “how are you?” e nel marasma un ragazzino con vestiti logori e una bottiglietta gialla attaccata alla bocca balla a lato della strada…i primi giorni non riuscivo a vederli, ero davvero frastornata dalla città e dal suo ritmo forsennato, dovevo concentrarmi per restare in piedi, per camminare passo dopo passo, per seguire chi avevo davanti e non perdermi in quel vortice che , ne ero certa, mi avrebbe annientato. Ora invece sono qui, sono scesa dal matatu, sono nel vortice e mi sento a mio agio come nella via di casa mia… ora riesco a vedere i ragazzi di strada, ora riesco anche a guardarli…
E’ tardi, dobbiamo prendere in fretta il tuk tuk, un taxi formato apecar, destinazione “afraha maternity”. Eccoci, “ferma , è qua! Apa! Asante!”. Questa strada ormai la conosciamo bene, oggi è l’ultimo giorno, abbiamo percorso questa stradina polverosa e dal nome sconosciuto per dieci , mattine, fino a sentirla davvero nostra… oltrepassiamo l’hunter choice, il negozio di cereali, ci siamo, ecco il cancello grigio. Mentre lo attraverso respiro a fondo e cerco di imprimermi questo gesto quotidiano nell’anima, me la voglio vivere tutta quest’ultima mattinata. Dentro però c’è silenzio, entriamo nel salone e non c’è nessuno…in questi giorni alcuni non sono venuti, non riuscivano a staccarsi dalla strada, dalla colla…penso “oggi saranno ancora meno”…poi sentiamo un rumore in cortile…ci avviciniamo e li vediamo quasi tutti lì, chi c’è sempre stato e chi è tornato…e provo una gioia che è vera, che pulsa nelle vene……e l’unica parola che mi rimbomba in testa è ASANTE, grazie…
Oggi è giorno di gita per il drop in, quindi tenendoci per mano andiamo tutti al parco con gli educatori, Solomon e Leah. Sulla strada verso il parco c’è chi canta a squarcia gola le canzoni che abbiamo cantato insieme in queste tre settimane, canzoni rap in swahili e bans in italiano, chi si tiene per mano, chi vede bufali ovunque, chi tiene le borse…Al parco giochiamo e corriamo come se fosse la prima volta…
È l’una, è l’ora. Guardo i visi dei ragazzi, sono sereni, rasserenano anche me.
Ci riuniamo tutti in sala, in cerchio. Qualcuno ringrazia, qualcuno sorride, qualcuno no, qualcuno approfitta degli ultimi istanti per regalare un braccialetto “non ti scordar di me”…
…Solomon, l’educatore, ci dice “vedete, i ragazzi portano addosso i vostri braccialetti… e li abbiamo sentiti in strada insegnare agli altri bambini le vostre canzoncine”…
…apro gli occhi e di nuovo, ancora una volta, l’unica parola che mi rimbomba dentro è ASANTE…
Laura Mazzoni
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