Scritto da Michela Gubitta
Sono ormai quasi giunta alla fine del mio primo viaggio da ESF, un viaggio atteso, desiderato e immaginato per mesi… un viaggio che ho cercato di “spiegare” a chi aveva difficoltà a comprenderlo, a comprendermi. Poi arriva quel giorno. Indosso le mie infradito… muovo i primi passi… sono lenti ed hanno bisogno di calpestare un po’ il terreno, di sondarlo, prima di lasciarsi andare, come gli succede sempre… Il cammino inizia…
Più di un mese è già trascorso da allora, da quando ho sentito per la prima volta il calore di Ambalakilonga e dei suoi ragazzi, da quando ho ammirato i colori e udito i suoni di questa terra…un mese dal primo pranzo di riso al refettorio, dalla prima preghiera in cappella, dalla prima attività con i bambini dell’orfanotrofio e dai loro sorrisi, dal loro “tenderci le braccia” per essere accarezzati, coccolati. Un mese dalla prima cena con i miei compagni di viaggio e dalle nostre piacevoli chiacchierate…dai primi “stordimenti” e dalle prime sensazioni di “smarrimento”. Si, perché è facile qui perdersi, perdere la cognizione di spazio e tempo, perdersi ad osservare ogni minimo dettaglio percepibile nel tentativo di darsi delle risposte ai mille interrogativi. Perdersi e non riuscire a dare una forma alla meraviglia di quello che si sta vivendo, non essere in grado di esprimersi nemmeno da soli, davanti al proprio diario e alla propria penna… poi però arriva un momento in cui ci si rende conto che non ci sono risposte, che le emozioni vanno vissute in piena consapevolezza senza cercare di dare sempre e per forza un ordine a tutto. Così i pensieri sì che si liberano e tutto sembra un po’ meno complicato…più spontaneo e genuino… più bello! E allora ecco il “mio” Madagascar… quello in cui si scoprono modalità inedite e alternative per comunicare e capirsi… un luogo in cui gli sguardi, il contatto, i sorrisi valgono più di mille parole. Qui si può essere felici semplicemente disegnando con la terra, costruendo bandierine e ventagli di carta, facendo un “bori-bori” e ballando insieme… Ambalakilonga è il posto in cui del cellofan arrotolato può diventare un pallone da calcio, dove ci si sveglia alle quattro per fare kung fu e preparare la colazione, dove con dei sassi i bambini si divertono per ore. Dove ci si emoziona vivendo la curiosità di chi viaggia per la prima volta e scopre l’oceano…
Incalcolabile il numero delle immagini che scorrono nella mia mente e che definiscono i contorni e i volti di questo Villaggio dei ragazzi… come ogni foto scattata alcune sono nitide, alcune sfuocate, ci sono ritratti, ci sono paesaggi e infine dettagli. Ora, a pochi giorni dal mio rientro, non mi resta che “scegliere” un bell’album in cui incollarle, per custodirle…per mostrarle e condividerle…per dare un nuovo senso alla quotidianità…
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