Scritto da Michele Ricetti
Quando si parla di viaggio o di partenza, tutto ha sempre inizio da una provocazione, da un consiglio, da una battuta messa lì a fermentare, da una sensazione e perché no anche da una sfida con se stessi.
Poi tutto prende forma quando ci s’incammina veramente, quando si comincia a fare “i conti” con tempo e forze, e per me l’incamminar-si è stato in un luogo fisico: intorno alle colline che circondano Assisi.
Un cammino fatto con gli Esf di tutta Italia, prima tutti insieme, poi a piccoli gruppi, e poi soli con se stessi.
Proprio in questi momenti alzi lo sguardo e cerchi di capire che cosa ti circonda, che cosa ti si muove dentro, cerchi una risposta che pare mai arrivare, domande che sembrano mai avere risposte. Eppure senza volerlo stai già camminando, hai deciso che è il momento di incamminarsi non solo intorno alle cose, ma verso il loro centro. Un lavoro davvero faticoso, ma che porterà i suoi frutti.
E così dopo questo cammino fisico che mi ha “costretto” ad incamminar-mi dentro, mi sono fidato e preparato lo zaino “alla fine ho deciso di partire”.
Non da solo, ma in compagnia di due preziose compagne di viaggio alla scoperta di un pezzetto d’Africa, l’Angola. Terra così affascinante e allo stesso tempo così dura, ma che in ogni modo attraverso lo sguardo di quasi 2000 ragazzi, ha impresso qualcosa della sua “terra rossa” dentro di noi, dentro di me.
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