Scritto da Gabriella Ballarini
Sabato 28 Aprile 2012
Le parole nei passi
E così arriva anche il secondo giorno, la sveglia è alle sette, siamo tutti appiccicati sul pavimento della sala da pranzo, è stata una notte gelata e Giorgio ha dormito sul mio maglione, Fabio prepara la colazione e ringrazia per la doppia felpa che sembrava non servisse e invece poi…
Oggi sarà il giorno del silenzio, della meditazione, delle partenze e delle salamelle. Barbara apre la giornata e ci racconta “lo smarrimento”, noi lì, con gli occhi pieni di domande e le nostre frasi ancora in testa e la canzone che ormai la cantiamo sempre. Lei ci parla e poi Cristina ci dice di cominciare a camminare, in silenzio, verso la valle, verso Armenzano.
Camminiamo insieme e da soli, quasi per mano, stringendo tutti i pensieri, sia quelli pensati che quelli dimenticati, c’è chi si commuove, chi sembra aver perso la parola, chi ha lo sguardo basso, chi cerca l’orizzonte. E poi Erri de Luca ci accompagna con il suo elogio, mentre noi siamo lì, a piedi nudi e, tra le altre cose, ci dice: “Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare” e i piedi ci hanno portati fino alla sosta e da lì abbiamo continuato, due a due, per conoscerci meglio, per guardarci negli occhi e guardare un po’ per terra e stare in silenzio ed in quegli attimi, dire anche di più. Seduti in cerchio, in un paesino che sembrava un presepe o giù di lì, mangiamo il nostro pane senza sale e scopriamo le mete, i gruppi, i viaggi. Lacrime per chi pensava che forse non sarebbe partito, che forse sarebbe andato altrove, lacrime di gioia e risate incontrollabili di chi tornerà nella casa oltre l’oceano. In pochi minuti, facciamo il giro del mondo: Honduras, Madagascar, Angola, India, Brasile, Paraguay, Ruanda. Gira il mondo e gira la testa e ci si guarda ancora: “allora partiremo insieme!” e gli abbracci e chissà che sarà di noi. C’è anche chi starà via a lungo, Ilaria e Giorgio staranno via mesi, chi in America Latina, chi in Africa: diversi con sogni che creano strade che si incrociano, svincoli, sottopassaggi, passaggi a livello.
Ci rimettiamo in cammino, con una strana prospettiva, con un posto dove andare, pur sapendo che la nostra meta sarà il viaggio: confusi e confuse, allontaniamo le frontiere.
Una casa in mezzo al verde ci accoglie, prima ci sediamo attorno alle parole: infradito, camminarsi, follia e incontro. Quattro gruppi, quarantacinque ESF che in piccoli circoli costruiscono il loro andare. La sera sono canti e balli e prendersi in giro e le facce di tutti e i nomi di ciascuno. Per dormire, c’è sempre un pavimento che ci accoglie e ci tiene vicini, alle sei Valentina e Martina penseranno al caffè!
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