di Luisa Passannanti

Un viaggio lunghissimo è quello che porta a Fianarantsoa, dove si trova la Comunità di Ambalakilonga, cuore di progetti formativi ed educativi a cui ho preso parte.

Una strada tortuosa e sobbalzante caratterizza tutto il percorso per arrivare a destinazione. Curve a gomito, salite, discese, burroni infinti, che regalano una vista spettacolare sui paesaggi di questa grande isola e ti danno il tempo di entrare in essa dalla terra, dal suo sapore e colore. Così mi è successo, ho assaporato e i panorami cercando di racimolare spazio e pace interiore per questa nuova esperienza.

Non è stato difficile entrare ad Ambalaki, mi sono sentita accolta da tutti, ci aspettavano tutti, che meraviglia.

Inizialmente l’ansia da prestazione c’è stata, ma ha lasciato subito spazio ai ragazzi, ai bambini e agli studenti e alla loro voglia di mettersi in gioco e di essere aperti alla conoscenza e alle proposte di persone mai viste prima.

Ho visto una ricchezza di storie e di vita che sono difficili da racchiudere, ma hanno tutte un fattor comune tra gli studenti educatori, e cioè la voglia di stare con gli altri per aiutarli a crescere nel miglior modo possibile senza dimenticare le proprie radici. Ci sono stati momenti davvero commoventi legati ai laboratori più artistici e creativi, oltre che alla danza. La fantasia dei giovani mi stupisce sempre tanto. Porto con me momenti che mi hanno fatta divertire tantissimo legati alle rappresentazioni teatrali delle loro esperienze di tirocinio ma non solo. Chi sono, come sono, chi sarò come educatore sono domande che mi hanno fatta interrogare e mettere in discussione in prima persona. Ho capito che non si smette di imparare mai. Anche dall’altra parte del mondo c’è qualcuno che può insegnarci qualcosa, oltre che prendere qualche insegnamento.

La fantasia, l’immaginazione, il gioco hanno accompagnato anche le varie attività del centro  estivo. Qui sono stata travolta da sguardi e sorrisi e da una grande voglia di ballare e divertirsi dei bambini e delle insegnanti. Ricordo i piedi scalzi durante le attività, non so perché, forse perché è qualcosa che mi tocca nel profondo ma non qui non è un problema perché si è abituati. Si sente più il contatto con le cose, con ciò che si sta facendo, con il luogo. E poi perchè rovinarle ? Sì mi piace vederla così.

Infine ci sono i ragazzi della comunità che collaborano in tutte le attività della stessa e hanno ognuno il suo percorso di vita e di studi da portare avanti e in cui imparare a credere.

I pranzi e le serate danzanti con loro mi hanno regalata dei sorrisi luminosi indescrivibili e tanta leggerezza. Ogni giornata, poco dopo il tramonto, si concludeva con un momento di condivisione insieme a Bianca e Rosario e tutti i ragazzi della comunità durante il quale scambiare pensieri ed esperienze.

Il mio viaggio si è concluso con un falò fatto da questi ragazzi per salutare me e un’altra ragazza, della musica di sottofondo e sogni di tutti loro che volavano verso il cielo pieno di stelle. È stato un momento magico che porto stretto nel cuore. Sognare per la maggior parte dei ragazzi di questo luogo sono legati a diventare qualcuno o fare qualcosa non solo per sé stessi, ma anche per la loro famiglia di origine. Che grande senso di comunità si respira qui. E posso dire che anche il mio gruppo di volontari mi ha fatto sentire forte questo senso di comunità e unione.

Concludo dicendo che ho il cuore pieno di sogni e piedi scalzi dopo questo viaggio. Alla fine per sognare non ci vogliono un paio di scarpe, ma mente e cuore pieni di spazi da riempire.

Condividi su: