di Lucia Magni

Partire, di nuovo, con una consapevolezza diversa e tanta curiosità nelle gambe, che cammineranno  strade sempre uguali ma sempre nuove.

Partire per Ambalakilonga: qui, succedono tante magie.

Ambalakilonga è una comunità per ragazzi adolescenti che hanno difficoltà familiari o economiche e che trovano in questo luogo e nelle persone che lo abitano una nuova opportunità.

Ma non solo, ad Ambalakilonga ci sono bambini che frequentano la scuola materna, ragazzi che studiano nella scuola Human (per diventare futuri educatori).

Ci sono persone che lavorano come educatori, come cuochi, come guardiani…

C’è una caffetteria, dove si beve un the caldo o si pranza mentre si chiacchiera sul futuro e ci si fa domande sul presente.

A proposito di domande, quest’anno me ne sono state fatte alcune prima di partire…

Cosa insegni quando vai in Africa?

Proprio niente.

Cosa impari quando vai in Africa?

Proprio tutto.

Perché torni?

Torno qui per esercitare il linguaggio universale delle carezze e dei sorrisi.

Torno qui per ricordarmi quanto spreco genero nella mia vita.

Torno qui per fare un passo indietro.

Torno qui per dire una parola in meno anziché una di troppo.

Il cuore diviso in tanti pezzetti, alcuni prendono nuove sfumature, altri li lascio per strada.

Ricompongo un cuore nuovo, un po’ più pesante, un po’ più umano, un po’ più lucido.

Mi inebrio dei profumi di legna bruciata, dell’azzurro del cielo che a Milano non ho mai visto, del sapore della papaya.

Mi ricordo cosa vuol dire sorridere per un pezzo di carta e un pennarello colorato.

Mi commuovo pensando alla me bambina che con occhi sognanti voleva sempre qualcosa in più.

Vorrei tornare indietro nel tempo e insegnarle ad essere felice per quello che ha, perchè è tanto, a volte troppo.

Vorrei insegnarle a dire grazie una volta in più, a non dare nulla per scontato, a condivdere e ad avere pazienza sempre.

Questa cosa mi rimane attaccata ogni volta che parto, e poi piano piano svanisce rientrando nella routine della vita quotidiana.

Ma qui oggi, seduta sul campo da basket di Ambalakilonga, vorrei augurarmi di vivere per sempre con queste consapevolezze addosso, strette strette a me, e a guardare il mondo con occhi gentili.

Vorrei augurarlo un po’ a tutti in realtà, di essere umani, di non avere paura a dare la mano all’altro, perché quando ne avremo bisogno ci sarà qualcuno per noi.

Di fare la pace,

di fare l’amore,

di non stancarci mai di abbracciare e di sussurrare “ti voglio bene”,

di rispettare cose e persone perché è tutto così prezioso,

è tutto così poco scontato.

Di ricordarci che siamo nati in un punto preciso del mondo, e poteva essere un altro o un altro ancora.

E di dire grazie, sempre.

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