di Diana Fortini
Il viaggio per arrivare alla Mammoletta è più lungo della distanza che ci separa da lì.
Passa per coincidenze di treni, attraversa il mare, ci porta su un isola dai sassi colorati e ci accompagna in un sentiero sterrato in salita, dove un cartello in legno ci dice che siamo arrivati.
C’è un cancello sempre aperto, ma varcare quella soglia è come entrare in un mondo a sé.
Il rumore della strada e del mare è lontano. Si sente solo il canto delle cicale e il profumo delle spezie dell’ orto. Si sale lungo un viale con dei cespugli di oleandri e delle piccole casette ai lati, arrivando infine al salone del pranzo.
Al campus si dorme in tenda e si scoprono i rumori del bosco. Iniziare a familiarizzare con la natura che ci ospita, i nuovi ritmi e i nuovi visi è semplice come scartare un regalo.
L’incontro iniziale è timido, entriamo nel cerchio presentandoci con un gesto, impariamo a conoscerci a piccoli passi, impariamo a prenderci cura l’uno dell’altro.
Si condividono gli spazi, le gioie, la fatica, le domande. È quasi impossibile rimanere soli.
E così, senza che ce ne accorgiamo il tempo inizia a cambiare…
Il tempo rallenta, mentre ci guardiamo ad uno ad uno per capire chi prenderà la parola per primo.
Il tempo ha un passo da formica, nelle canzoni e nei pensieri , mentre cerchiamo una mappa per poter tracciare i confini di un’isola.
Il tempo si dilata, mentre aspettiamo che tutti abbiano il piatto per poter mangiare insieme, quando ci guardiamo stanchi dopo una giornata piena di tanti attimi intensi.
Il tempo si ferma quando mi siedo vicino a te, che oggi non hai voglia, ma comunque resti.
Il tempo è prezioso, quando ci regaliamo inaspettatamente un pezzettino delle nostre storie, lasciandoci lo spazio di sederci accanto.
Il tempo è poco. Eppure è abbastanza per costruire qualcosa.
Il tempo a volte è attesa; come quando c’è da aspettare il vento per far andare le vele.
Il tempo di questo stare è denso: una settimana diventa un mese; eppure il momento di partire arriva sempre troppo presto.
E ora ci giriamo e il tempo sembra essere volato via, ci chiediamo già quando potremo ritornare.
Perchè non ci sfugga, abbiamo imparato a metterlo da parte per custodirlo. A volte per riporlo bene serve un piccolo rito: è per questo che per noi è prezioso il momento dei saluti.
Nell’aspettare e nell’ immaginare un tempo che non sappiamo, ci fermiamo insieme per ringraziarci del tempo attraversato e per sognare un po’, come se piantassimo un seme che in futuro…chissà cosa sarà.
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