di Martina Alessandrini

Dopo 3 mesi dal nostro rientro, in questo primo pomeriggio di sole, mi metto comoda sulla poltrona in terrazza e, sfogliando il nostro diario di viaggio, inizio a ripercorrere le due settimane vissute con Chiara alla Rishilpi, in Bangladesh. E piano piano, inizio a riempire questo foglio bianco di ricordi speciali. Da dove inizio?

Durante questi mesi, in tanti mi hanno chiesto di raccontare come è andato il viaggio. Ed è sempre la cosa più difficile, la sfida più grande. Come riuscire a trasmettere e a portare a casa, nella mia quotidianità, tutto quello che ho vissuto?

Tra le pagine del mio diario, che profumano ancora di curcuma e cumino, comprati al mercato di Satkihra, mi soffermo su una frase.

Per me, la felicità, è la possibilità di poter continuare ad imparare a stupirmi della bellezza delle piccole cose”.

Piccole cose, probabilmente per molti banali, che in due settimane hanno riempito i nostri occhi, le nostre orecchie, il nostro cuore. Piccole cose, doni preziosi, che mi hanno arricchito, meravigliato, ricaricato. Piccole cose che sono, appunto, ricordi speciali. 

Il Bangladesh è stato un viaggio atteso, sognato, desiderato.

È stato il primo viaggio dopo il grande viaggio, quasi 7 anni fa, in Madagascar.

È stato un viaggio di ricordi, nostalgie e riscoperte. 

Con Chiara siamo partite per continuare a prenderci cura e coltivare il seme piantato da Monica e Marta l’estate scorsa, che rappresenta la collaborazione tra Educatori Senza Frontiere e Rishilpi. Ed è stato, per riprendere le parole di Marta, davvero sorprendente.

Siamo state accolte in una grande casa, che ci ha fatto sentire a casa. 
Una casa che accoglie e si prende cura, dove nessuno viene dato per scontato o lasciato solo. 
Una casa dove ognuno viene valorizzato per la propria diversità.
Una casa dove tanti colori, di sfumature diverse, riescono a convivere e a condividere tempi e spazi, giorno dopo giorno. 

Siamo rimaste due settimane, pochi giorni, ma abbiamo avuto la fortuna di fare tantissimi incontri. Nei villaggi, tra i banchi di scuola, a tavola, in strada, ogni incontro ci ha regalato una storia.

Storie di rinascita, accoglienza e gratitudine.

Dopo i primi giorni di conoscenza, abbiamo avuto la possibilità  di metterci in gioco e di entrare nelle diverse classi delle scuole. Abbiamo colorato, giocato e ballato con i bambini e le bambine del Kindergarden. Partecipato alle lezioni di matematica, inglese e “life skills” con i ragazzi e le ragazze della High School. Organizzato le olimpiadi scolastiche con i bambini e le bambine della Primary School. 

Ma, soprattutto, abbiamo accompagnato gli insegnanti in un percorso di formazione. Forse è più corretto dire che ci siamo accompagnati a vicenda in questo percorso, perché è stato un continuo dare e ricevere. Durante gli incontri ci siamo raccontati e confrontati. Abbiamo sperimentato diverse attività, strumenti e metodologie. Abbiamo imparato a conoscerci e a fidarci gli uni degli altri 

Prima di partire, con Chiara avevamo fatto un programma, che ovviamente è stato rivisto e stravolto, perché alla fine di ogni incontro tanta era la ricchezza da valorizzare e gli stimoli su cui continuare a lavorare. E forse è questo il messaggio più importante che abbiamo voluto lasciare agli insegnanti: riconoscere, accogliere e dare valore a quanto viene portato ogni giorno dagli studenti e dalle studentesse all’interno delle classi.  

Una sera, mentre raccontavamo a Laura le attività fatte durante le formazioni, ci ha detto “gli insegnanti continuano ad imparare dai propri studenti, è una formazione reciproca”. E quanto è vero? 

E così abbiamo deciso di concludere il percorso di formazione con il rito del grazie, molto caro a noi educatori senza frontiere. Abbiamo chiesto agli insegnanti di scrivere una lettera ai propri studenti, da leggere e condividere con loro il giorno dopo, come messaggio di buongiorno. 

Sincerità. Semplicità. Creatività. Sorpresa. Gratitudine. Cura.

Grazie Bangladesh per tutto il bene ricevuto e per la bellezza di ogni piccola cosa incontrata!

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