Di Martina Pirondini                                                                                                              

Piombino Marittima, 20/07/2023

Sono sul treno di ritorno, il primo dei tre, quello che da Piombino Marittima porta a Firenze. Dopo aver corso con il mio enorme zaino (che per qualche strano motivo sembra più leggero rispetto a quando sono partita) dal porto fino a qui e aver cercato il controllore per tutto il treno, finalmente posso sedermi.

Mi basteranno quasi sette ore di viaggio per elaborare questi dieci giorni appena passati?

Ho aperto il telefono per cercare la musica giusta per pensare, ma dato che internet non prende mi sono dovuta accontentare di quelle poche foto che ho scattato all’Elba, ognuna delle quali mi riporta ad un momento preciso del viaggio e mi fa salire una grande nostalgia. Sicuramente la mia preferita è la foto di sabato in cui David, Ilaria e Lapo impastano la pizza, un momento così semplice e quotidiano che però racchiude un po’ l’essenza di questi dieci giorni e della Mammoletta.

Infatti, già il primo giorno sul mio diario scrivevo “che pace, quanta bellezza, che facilità di stare nel momento presente” e giorno dopo giorno mi sono lasciata travolgere da quest’onda di gentilezza, semplicità, empatia e rispetto che ho ritrovato in ogni persona e in ogni cosa.  

Dai ragazzi del campus, prima schivi poi attenti, da Ilaria, David, Vicky e Alice, fedeli compagni di viaggio e preziosi punti di appoggio e di slancio, ai ragazzi della comunità e alla comunità stessa che ci ha accolti con immensa fiducia e curiosità, creando un clima che permettesse a ognuno di farsi conoscere e lasciarsi scoprire piano piano, rispettando i tempi di tutti.

Spesso mi sono ritrovata a guardare i miei compagni di viaggio e i ragazzi e sorridere senza un motivo preciso, altre volte a piangere senza un perché, ma quello che questo viaggio mi ha insegnato è stato di vivere il momento senza porsi troppe domande, che poi le risposte arrivano da sole.

Finite le fotografie in galleria, mi sono imbattuta in quattro registrazioni vocali che avevo quasi dimenticato, risalgono a giorni diversi ma tutte sono accomunate da una stessa caratteristica: contengono musica. Musica delle foglie al vento, qualcuno improvvisa un pezzo rap e un altro lo segue accennando un ritmo sul tavolo, il cigolio dell’amaca sulla quale sono coricata che dondola tra due alberi e gli uccellini che cinguettano sopra la mia testa.
Musica dei pomeriggi passati ad ascoltarli suonare, Nina al basso, Roshan alla batteria e Stefano alla chitarra. Parte uno e gli altri lo seguono, gli strumenti si fondono, entrano in sintonia, ogni tanto qualcuno parla dalla cucina ma la musica continua e senza parlare, soltanto ascoltandosi, ognuno racconta di sé, spunta un sorriso, uno sguardo d’intesa, un errore seguito da una risatina e piano piano si fanno le 16.30… “bene per oggi basta, ci aspettano in anfiteatro”.

Se ripenso a questi momenti, se ripenso al viaggio in generale e alle persone che ho conosciuto, mi pervade un senso di estrema tranquillità.

Chissà se da domani riuscirò a portarne un po’ nelle mie giornate, chissà se sarò capace di ritrovare la bellezza di questa semplicità anche nella solita routine, ma soprattutto chissà per quanto tempo ancora la vocina nella mia testa avrà l’accento toscano.

Per il momento so solo esprimere gratitudine per questa esperienza, grazie ESF.  

Martina

Condividi su: