di Giorgia Dell’Uomo
Cara me…
questa è la lettera mancante di questo viaggio!
In questo mese hai avuto ben tredici compagne e un compagno di viaggio. Con loro hai vissuto tre viaggi in uno. Con ognuno di loro vi siete scambiati una lettera alla fine di ogni turno, ma ne mancava ancora una. Allora eccomi qui a dedicarti le ultime, o forse prime, parole.
Cara me, se mi guardo indietro e penso alle emozioni che vivevano in me prima ancora di partire, posso dire che non erano per nulla infondate. Prima di partire ero agitata, a tratti preoccupata, mi sono domandata più volte se sarei stata all’altezza. Sentivo una grande responsabilità, ero stata chiamata ad essere la referente dei tre campus alla Mammoletta, luogo a me familiare in questo ultimo anno, eppure tante cose sarebbero state nuove: i ragazzi, le miei compagne, trenta giorni anziché dieci, responsabilità e consapevolezze diverse. Nonostante tutto ho cercato di mantenere la calma, di farmi trovare pronta, come nella canzone di Niccolò Fabi che da sempre porto con me “[…] non si è preparati mai abbastanza ma si è pronti da sempre”.
Così è iniziato questo mese, anche nei momenti in cui mi sono sentita smarrita ho cercato di non perdere di vista i vari obiettivi e ci sono riuscita praticando “l’accoglienza”. In questo ultimo anno sto imparando che il modo migliore per confrontarsi con gli ostacoli, gli imprevisti, le difficoltà, non è lottandoci contro ma bensì “collaborandoci”. Ho collaborato prima di tutto con le mie compagne, cercando di essere una guida, un punto fermo per loro, ma allo stesso tempo non ho mai nascosto le mie debolezze, le mie stanchezze e ho permesso loro di potersi prendere cura di me, di agire mettendo in gioco tutte le loro capacità e qualità, quindi fidandomi di loro ciecamente.
Ho collaborato con i ragazzi e le ragazze del campus, sia quando si lasciavano guidare sia quando remavano contro, quando avevano bisogno di qualcuno che li ascoltasse, che li vedesse per la prima volta, che porgesse loro una mano. Mi sono sentita privilegiata nell’aver potuto vedere le loro maschere cadere anche solo per qualche secondo, quei momenti in cui si permettevano di vivere i loro 14/15/16 anni come fosse giusto viverli e non come il mondo fuori gli chiedeva di viverli.
Cara me, hai imparato a collaborare con la rabbia che si muoveva dentro di te ascoltando le storie di ognuno e hai provato a trasformare quella rabbia in possibilità di rivalsa per ognuno di loro, guidandoli dentro il labirinto, aiutandoli a vedere il loro genio creativo come fu quello di Dedalo, ad avere il coraggio di andare oltre i loro limiti come Icaro. “Collaborando con l’inevitabile”, come direbbe quel genio di Roberto Assagioli, ti sei data la possibilità di scoprire la bellezza in ogni singolo momento, quando le cose andavano secondo il programma prestabilito e quando invece tutto andava al contrario di tutto, dando la possibilità di rinnovare lo sguardo verso gli altri e verso sé stessi.
Cara me, in questo mese sei cresciuta molto, tante di quelle paure iniziali si sono trasformate in consapevolezze e punti di partenza, ti auguro di non smettere mai di camminare, di fidarti sempre di chi ti è accanto e ti prende per mano, di non aver paura delle tue paure e di saperle accoglierle come fai con quelle degli altri, di non smettere mai di vedere la bellezza dentro e fuori di te.
Cara me… grazie!
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