Parole per Educatori senza Frontiere, nel giorno del compleanno.

Sono passati solo due giorni dal compleanno di ESF e abbiamo chiesto ad alcuni formatrici e formatori di raccontarci come sia stato, negli anni, lavorare con i nostri volontari e volontarie.

Leggendo le loro parole, ci siamo commossi.

Grazie.

Ripensando al mio incontro con Educatori senza frontiere non può che richiamarsi alla mente e al cuore l’invito che mi era stato rivolto dal compianto Giuseppe Vico, figura di educatore, amico, oltre che docente di pedagogia e maestro, che molte “tracce educative” ha lasciato nella mia esperienza di ricerca in ambito pedagogico. Ripercorrere il significato che l’esperienza con “Educatori senza frontiere” ha avuto nel mio percorso di formatrice, fa affiorare da subito in me, con immediatezza, direi, una parola: “esposta”, la persona in educazione si espone.

Essere educatori ed educatrici non protegge da ciò che si incontra, ma piuttosto espone, espone all’altro, a noi stessi. L’educatore e l’educatrice non è soltanto chi cura e chi si prende cura. È colui, e colei, che aiuta l’altro a diventare protagonista del proprio viaggio di conoscenza e di autoformazione, a dis-velare parti di noi al mondo, a riconoscere emozioni, sguardi, immagini, ma anche ferite, fragilità, attese, speranze. Sono queste le parole dell’educazione che aiutano ad entrare nei paesaggi interiori a cui l’educatore si trova continuamente esposto, mentre comprende che è solo nella relazione educativa che gli è data l’opportunità di poter entrare nel mondo dell’altro e nel proprio mondo. Allora esporsi vuol dire anche riconoscersi nello spazio privilegiato della relazione, dove l’altro si profila come “porta dell’umano”, di fronte alla quale attendiamo di poter entrare, per scoprire che siamo tutti esseri ‘sfiorati’ dalla fragilità. E mentre la incontriamo nell’altro, la scopriamo in noi stessi, mentre la riconosciamo dall’interno delle storie personali, ci ritroviamo impegnati a trasformare la fragilità e le difficoltà in storie di risalita e di ripartenza.

Marisa Musaio

La mia parola chiave per descrivere la mia esperienza come formatrice Esf è sicuramente “filo dorato”.

Da subito, all’arrivo, ho sentito di entrare non solo in un gruppo, ma in un mondo fatto di fili invisibili che permettono la connessione tra i membri del gruppo e tra il gruppo e un proposito più alto.

Ho avuto il piacere di proporre un’esperienza di Counseling Artistico che consisteva nel modellare un filo dorato per costruire un bozzolo: luogo simbolicamente riferito alla possibilità di crescita e trasformazione. Queste sono proprio le caratteristiche peculiari per me di Esf. Durante il lavoro individuale ho potuto sentire palpabile l’impegno, il raccoglimento del singolo e nello stesso tempo l’apertura all’altro fatta di sguardi, sorrisi, piccoli rimandi, abbracci. Le preziose parole della pillola del Don riempivano la stanza di infinito. I bozzoli dorati individuali e unici hanno dato voce a desideri e temi che, pur partendo da aspetti personali, si aprivano subito al progetto comune: un unico grande bozzolo.

La mia breve esperienza è stata preziosa per me, in qualche modo sento di aver allacciato anche io un filo dorato che rimarrà vivo nel mio cuore per sempre.

Valentina Stassi

La parola di sintesi che raccoglie i contenuti delle formazioni che ho accompagnato nel tempo in ESF, è PresenzaPerpresenza intendo quell’esperienza che ognuno di noi vive quando il corpo, l’azione, il pensiero e il sentire sono coerenti e allineati tra di loro. In questo stato il mio sguardo sulle cose é più libero, posso allora cogliere e accogliere l’altro in uno spazio di relazione più autentica. Il terreno é pronto e su quel terreno posso vivere azioni, silenzi interazioni, giochi, esperienze significative che tengono conto di me, dell’altro e del senso di ciò che stiamo condividendo insieme.

Doriana Crema

Ho avuto la fortuna di conoscere Educatori senza Frontiere fin dalla sua nascita e dai suoi primi passi. Era giusto il periodo in cui io stavo imparando a camminare in Exodus e ho avuto la fortuna di condividere con loro diverse esperienze e momenti di vita significativi.

La condivisione è un aspetto importante per me nella costruzione di relazioni significative, sia nel ruolo di formatore che nel ruolo di vita di tutti i giorni e, a mio modo di vedere, la condivisione si costruisce proprio dalla disponibilità personale di mettersi in gioco, di farsi conoscere. Con Educatori senza Frontiere ho vissuto alcuni aspetti di nomadismo terrestre (Madagascar, Etiopia, Roma, Locri, Milano, Roma) e di nomadismo emotivo estremamente coinvolgenti e significativi essendo io un formatore nomade di nascita. E ho avuto anche la possibilità, e la fortuna, di fare da formatore per loro e con loro in alcuni di questi luoghi. Tanti auguri EsF!

“Dobbiamo diventare una comunità educante, una comunità non idolatra ma attenta agli ultimi, non competitiva ma capace di coltivare la cultura della reciprocità e della responsabilità” (Don Antonio Loffredo, parroco rione Sanità, Napoli)

Valter Drusetta

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