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Pedagogia dell’erranza e dell’educazione itinerante.
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I talenti delle povertà che nascono dall’ascolto e nella condivisione.
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Pedagogia degli oppressi, dei liberati, dei liberi agganciati al paradosso sociale che le intrappola.
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La realtà dei malati, dei dimenticati, di chi soffre senza far rumore.
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L’educazione che si fa strada sulla strada.
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La professione dell’educatore: l’educazione come opera d’arte, unica, irripetibile, un atto d’amore.
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La formazione dell’educatore al sapersi rendere inutile, progettando la propria assenza.
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L’autoeducazione a riconoscere il valore radicale dell’altro come bene da attingere e a cogliere.
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Il rischio educativo e l’accettazione del fallimento come tappe di acquisizione della propria fragilità.
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Il viaggio, l’erranza, l’educazione itinerante, la strada, la fuga: snodi culturali vitali per identificare nuove prospettive di identità individuale e di gruppo.
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Emancipazione totale dall’assistenzialismo.
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Valorizzazione del lavoro sociale di rete in tutte le sue accezioni.
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Apertura all’interrogativo, alla ricerca.