di Michele Sabatini

Come si possono riassumere in un semplice articolo le emozioni provate durante l’esperienza vissuta a settembre in Madagascar? Come si può imbottigliare l’oceano in una minuscola fiala di vetro? Questa è la domanda che mi pongo da quando sono tornato a casa.


Per me Ambalakilonga è stato questo: uno sterminato oceano di stupori, erranze, incontri.
È stato ritrovarsi a Milano con i miei compagni di viaggio Gabriele e Monica, e le corse all’aeroporto di Amsterdam per non perdere la coincidenza, perché il viaggio è cominciato ancor prima di giungere in terra malgascia.

È stato l’interminabile tragitto nelle curve e nelle buche – che più che buche sono voragini – per giungere ad Ambalakilonga.

È stata la calorosa accoglienza dei ragazzi della comunità non appena abbiamo varcato le sue soglie, e quella di Bianca, Rosario ed Elisa, che ci hanno fatto trovare pronto un delizioso risotto dopo la fatica del viaggio.


Sono state le giornate di formazione con gli studenti Human, sempre solari e pronti a mettersi in gioco: abbiamo imparato più noi da loro che loro da noi.

Sono stati i pomeriggi di programmazione insieme a Elisa e Gabriele e lo scaturire di idee originali e divertenti. É stato vedere i ragazzi divertiti per le attività preparate da noi, osservarli correre e giocare spensierati, cucinare con loro durante la corvè all’alba, imparare le canzoni malgasce e ballarle insieme.


È stato il giovedì mattina trascorso a cucinare le pizze in carcere insieme alle detenute, e gli occhi dolci del figlio di una guardia con cui ho giocato per tutto il tempo.

È stato il rito del caffè con Rosario, Bianca, Mattio, Tulutra, Monica, Gabri ed Elisa, prima delle attività, e fare merenda in caffetteria con i manicaretti di Lucille durante le pause.

È stato mordere i sassolini nel riso a pranzo e gustare i sapori di casa a cena. È stato il profumo delle spezie e della cannella di Tulutra e gli odori delle strade di Fianarantsoa.

È stato vedere i lemuri, il verde brillante delle risaie, le sfumature del tramonto su Ambalakilonga.

Ma più di tutto sono state le meravigliose persone incontrate durante il mio cammino: la simpatia di Rosario, la bontà di Bianca, la saggezza di Monica, le risate in compagnia di Elisa e Gabriele. Sono state le serate cinema, le partite a briscola e i discorsi profondi sotto il cielo stellato, il più luminoso che abbia mai visto. È stato l’imparare a conoscersi, conoscere me stesso e gli splendidi compagni di viaggio.

E infine è stato il viaggio finale verso Morondava, ultimo, meraviglioso dono da parte del Madagascar: navigare tra le mangrovie con la piroga, fare il bagno nell’oceano, bere il latte di cocco direttamente dalla noce, il succo di papaya, le bistecche di zebù. È stato emozionarsi di fronte al tramonto sopra i magici e maestosi baobab.


Chiudo gli occhi e rivivo tutte le meraviglie vissute a settembre, le sento sulla pelle come la brezza oceanica, e mi rendo conto che la lettura di questo articolo potrebbe far venire il mal di mare, per via della marea di emozioni descritte.


Ancora non so come imbottigliare l’oceano in una minuscola fiala di vetro, ma so per certo che le sue onde hanno levigato lo scoglio del mio cuore, fino ad addolcirlo e arricchirlo immensamente.

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