di Chiara Farmehini

Durante il lungo viaggio in macchina che dalla capitale Antananarivo ci avrebbe portato ad Ambalakilonga ho visto il tramonto più bello della mia vita. Le sfumature intense del sole all’imbrunire rendevano così viva la terra rossa del Madagascar da non riuscire a capire dove finisse il cielo e dove iniziasse la terra. Con dispiacere, ad un certo punto mi sono addormentata, pensando che difficilmente avrei avuto modo di ammirare ancora un paesaggio così straordinario. Quando ho riaperto gli occhi, sopra di me c’era una distesa di stelle infinita. Nessuna luce intorno a me, solo il riflesso della luna che dolcemente illuminava le case di mattoni dei piccoli villaggi che costeggiavano la strada. Ho appoggiato la testa al finestrino e, quasi senza respirare, mi sono persa nella bellezza sconfinata di quel meraviglioso cielo stellato. Una profonda sensazione di pace ha attraversato ogni mia cellula.

Per settimane, mi sono ritrovata a chiedermi da dove arrivasse quella pace che sentivo ancora forte dentro di me. Senza dubbio dalla Bellezza, mi sono detta. E c’era del vero in quella risposta. Per tutto il mese avevo avuto come l’impressione che il Madagascar brillasse di una luce diversa da quella che conoscevo, che i colori fossero tanto più intensi di quelli a cui ero abituata. Le distese d’erba dorata, la terra rossa, le mille sfumature delle stoffe del mercato. Ma c’era di più. C‘era qualcosa di invisibile, eppure essenziale, che influenzava così intimamente la mia esperienza malgascia: era la gioia per l’inaspettato.

Dall’arrivo ad Ambalakilonga avevo lasciato che lo stupore prendesse il sopravvento, che ogni piccola cosa potesse provocare meraviglia. E così è stato per quel sorriso regalatomi all’improvviso, per quella mano che mi ha preso e mi ha portato a sedermi al suo tavolo, per quella carezza ricevuta proprio quando ne avevo più bisogno.

La Gioia per l’inaspettato l’ho provata anche quel giorno in cui il cancello blu di Ambalakilonga si è aperto per far entrare i ragazzi e le ragazze di due comunità vicine e noi ESF eravamo un po’ tesi per quell’incontro. “Ce la faremo a proporre loro qualcosa di bello?”, ci chiedevamo, e poi la meraviglia l’hanno creata i ragazzi, con i loro sguardi complici e le risate, con una voglia incredibile di stare bene insieme. Io ad un certo punto mi sono seduta ai bordi del campo per ammirare quell’ennesimo spettacolo straordinario che avevo la fortuna di ritrovarmi davanti e ho scattato una fotografia: fuori e dentro me c’era Gioia pura.

A chi mi chiederà cos’è Ambalakilonga risponderò che è un posto nel quale la tua vita si intreccia con quella degli altri, un posto nel quale le speranze vengono coltivate con attenzione e cura, in modo autentico e mai banale, con la consapevolezza di un domani sempre incerto, che richiede determinazione in ogni gesto. È un posto che ti insegna ad avere il cuore sempre pronto all’imprevisto e che l’imprevisto può avere anche un dolce sapore, se lo affronti con il giusto spirito.

Ambalakilonga è un sogno concreto, che non voglio dimenticare.

Misaotra

Condividi su: