di Iolanda Santoliquido
“Pronti? Via!” e giù di scivolate lungo le dune. Nella terra di Shams, Arya e Chico sono due suricati appassionati di sandboarding. “Che teppisti!” brontola, come ogni mattina, la più anziana del gruppo. “Sarete il mio dessert di Capodanno”, sogghigna la iena Spice, guardandoli dalla duna più alta. Ma ad Arya e Chico diverte far arrabbiare tutto il quartiere. Occhialini, orecchie e gengive al vento e via, sfrecciando sul deserto color tegola. “Arya, cosa mangeremo oggi?”, chiede Chico, mentre si dirigono nel tunnel di famiglia. “Zuppa di lucertole”, risponde papà Dorito. “Davvero? Abbiamo ospiti?” risponde Chico. “ZIO HAN! ZIA OHANA! Che bello!” dice Arya, mentre si stringono tutti in un caloroso abbraccio. E il pranzo procede, mentre Chico e Arya fanno anelli di lucertole (così come fanno i piccoli umani con le patatine Yonkers).
Ma Chico e Arya non sapevano che quello sarebbe stato il loro ultimo giorno nella terra di Shams.
Da qualche tempo, una belva mai vista prima, si sta aggirando nei villaggi facendoli a pezzi. Nessuno può resisterle: leoni, zebre o elefanti. Gli anziani suricati lo chiamano “il Mangiaterra” e infatti, ne è ghiotto. Con una zampa spazza via tutti gli abitanti e con l’altra mangia quintali di terra rossa. E l’ultimo villaggio rimasto, è quello di Arya e Chico e la loro famiglia. E i suricati, che sono famosi in tutto il regno animale per la loro cooperazione, hanno un piano.
Arrivata la sera, i grandi della famiglia si riuniscono con i piccoli in cerchio, sotto le stelle. “Che strano”, pensa Arya, “non è mai stato prudente uscire dai tunnel di notte”. Papà Dorito prende parola: “Vedete, piccoli, questa notte lasceremo la nostra terra”. “Ma dai papà, non è un po’ tardi per i tuoi scherzi?!” dice Chico, ridendo. “È la verità”, continua zia Ohana. “Giù per le dune, dove il deserto incontra il mare, prenderemo una zattera e partiremo”. “Cosa, dove?!” iniziarono ad agitarsi tutti i più piccoli. Arya e Chico, pieni di tristezza, mettono nelle loro tasche un pugno della terra del loro deserto e saltano in braccio a nonna Gio per salutarla, poiché ha deciso di non partire.
Durante il viaggio, un vento tempestoso porta via la sabbia che Chico e Arya avevano conservato e, all’orizzonte, si vedono le dune scomparire. “Le ha prese il mostro, le ha prese il mostro!”, dice Chico, ma era solo la zattera che si allontanava sempre più da casa.
“Piccoli… sveglia!”. Avrebbero tutti voluto che fosse un incubo e, invece, era vero. “Queste dune sono solo dune”, dice Arya, appena scesa dalla zattera. “Rivoglio le mie dune rosso tegola!” dice Chico. I due fratelli, in realtà, si sentono molto soli nella terra di Qamar. Nessuno conosce la loro lingua e non sanno bene da chi difendersi. “Ehm, ehm”, si sente una voce. “Eh? Chi è?” dicono Arya e Chico incuriositi. “Sentite un po’, quale sarebbero queste dune più belle di noi?!”. I suricati non possono credere alle loro orecchie: “Per tutte le lucertole! Le dune ci stanno parlando?! E sanno la nostra lingua!” dice Arya. “Ma certo, cara”, rispondono le dune. “Siamo fatte di sabbia e di venti lontani, noi conosciamo tutte le lingue del mondo. Dimmi un po’, perché sei triste?”, chiedono le dune. “Perché abbiamo lasciato la nostra terra: la terra di Shams”, risponde Chico. “Sì” conferma Arya. “Mi dispiace, piccolini. Vi dirò un segreto: le vostre dune, sono dentro di voi. E ogni granello è un ricordo felice. E quando qui vedrete risorgere il sole, sappiate che è lo stesso che brucia sulla vostra terra rossa. Non temete, anche se cambia il colore, la terra è soltanto una”. Arya e Chico si guardarono e si capirono subito. “Pronti? Via!” e giù per le dune gialle di questa nuova casa.
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