di Lucia Magni
“Cosa significa partire?”
Questa domanda ho iniziato a farmela quando ero molto piccola e vedevo i miei genitori partire per lavoro. Pensavo: “ma perché devono per forza andare via?”.
Poi, crescendo, ho deciso di partire anche io e di fare i miei primi viaggi da “grande”.
La settimana di scambio culturale con una scuola estera, il viaggio della maturità, la prima vacanza oltre oceano…
Per me, lasciare un posto per trovarne un altro, ha sempre portato con sé tante sfumature: paura, curiosità, vuoto, felicità, gratitudine…e spesso tutte insieme. Un mix di emozioni che mi sono messa in valigia, e che ho tirato fuori poco alla volta.
Poi, ad un certo punto della mia vita, ho sentito la necessità di fare un viaggio diverso.
L’ho capito quando ho iniziato la formazione con Educatori Senza Frontiere, che per partire, per dare un nuovo colore a quella parola, dovevo prima fare un percorso.
E così, sul mio cammino di formazione ho incontrato un mondo nuovo, che mi è stato donato e che piano piano ho cercato di fare mio.
E poi sì, finalmente sono partita: Isola D’Elba, Madagascar.
Viaggi che mi hanno attraversata profondamente, viaggi di valige stracolme, di passi macinati, di profumi diversi e avvolgenti, di volti curiosi e di sapori nuovi.
E poi, arriva l’estate di quest’anno.
“Ti va di partire per un viaggio ESF?”
“Qual è la destinazione?”
“Milano”.
Vivo a Milano da 7 anni. La prima cosa che ho pensato dentro di me: “Non dovrò partire, ma partecipare ad una nuova esperienza ESF, vicino a casa”.
Inizia il primo Campus di Milano, in cascina (Fondazione Exodus): i protagonisti sono gli adolescenti, le parole e i loro sogni (e sicuramente, inconsapevolmente, anche i nostri).
I sogni sono gratis e ce n’è per tutti e tutte.
Con loro si respira energia, speranza, voglia di trovare la propria strada.
La delicatezza delle loro parole, la profondità dei loro pensieri, mi fa tornare con il cuore a tempo fa, quando tutti i colori erano molto più nitidi.
Respiriamo meraviglia, insieme.
Poi, ad un certo punto, arrivano loro, un piccolo esercito di supereroi: i bambini.
Di tutte le età, di tantissimi posti del mondo diversi.
Sono entusiasti, hanno una carica travolgente e ognuno di loro guarda il proprio mondo con tanta curiosità. “Giochiamo a palla?” “Costruiamo una fortezza?” “Io scappo e tu mi rincorri…via!”
Un giorno, mentre sto leggendo un libro a Gabriel e Sebastian, troviamo una pagina che parla di famiglia e di viaggi, e mi emoziono un pochino.
Gabriel si gira, mi guarda con i suoi occhi con dentro il mondo e mi chiede: “perché ti sei fermataaaaaaa?” mi tira il braccio “continuiamoooo!!!”.
Lì, in quel preciso momento, ho capito.
Ero partita dentro di me, ero tornata bambina, e poi adolescente.
Ero partita, con Flavia, con Martina, con Silvia, con Valentina, con Simona, con Veronica, con Marita, con Francesca, con Sara, con Isabella, con Adriana, con Matteo, con Gabriella.
Ci eravamo riscoperti a giocare a palla prigioniera con i palloncini, a scattare fotografie, a sporcarci mani e piedi con la tempera, a urlare a squarciagola, a ridere a crepapelle, a guardarci con affetto e a pensare: quanta fortuna.
Ecco, questo è stato il viaggio di quest’anno.
E non potrei essere più grata.
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