di Aurora Colantonio
È sempre difficile, quando si torna da un viaggio Esf, raccontare com’è andata, cosa si è vissuto. Anche se sei solo a tre ore di distanza da casa, anche se ti trovi in un posto che conosci. Ti senti parte di un meccanismo più grande di te, perché se ti fermi un attimo a pensare sai che in quello stesso minuto dall’altra parte del mondo c’è un altro Esf che sta facendo la stessa cosa, che sta affrontando le stesse emozioni e che sta attraversando un periodo pieno. Pieno di vita, di emozioni contrastanti, di persone che ti accolgono e ti accompagnano.
E tu sei lì, in quel piccolo frame, vicino a tantissimi altri frame, che fanno parte di una pellicola gigantesca piena di tantissime immagini di altre persone, che viene proiettata sul planisfero e forma un film unico.
Un piccolo frame che porto nel cuore riguardo il nostro periodo alla Mammoletta è questo: siamo seduti in cerchio, l’ultimo giorno di campus. È il momento della parola e, incredibilmente, stiamo parlando tutti, uno per volta. Parliamo di quello che è stato il campus per noi, di come ci siamo sentiti. Ci stiamo salutando e ringraziando per quello che abbiamo vissuto insieme.
Strano ma vero i ragazzi ci sono tutti e, altrettanto strano, sono tutti attenti (chi ha mai frequentato il campus alla Mammoletta sa che è un traguardo importante).
So che non ricorderò per sempre i loro nomi o i loro vissuti; non ricorderò le attività che abbiamo fatto insieme o le chiacchiere nei momenti di pausa. Ma sono altrettanto sicura che ricorderò quello che la Mammoletta ha lasciato a me, come un’impronta sul cemento fresco.
Sono passati tanti giorni ormai, e il cemento si è quasi completamente asciugato. Ma l’impronta è ancora lì, nitida come quel momento. Ci metterà un po’ a passare questa sensazione di mancanza, ma si sa… io sono la L di Lentezza.
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