di Silvia Mirenghi
Quest’anno, per me, è cominciato con il raggiungimento di vari traguardi importanti: a febbraio mi sono trasferita in un appartamento tutto per me; il 10 maggio scorso conseguivo la laurea magistrale in Psicologia Clinica. Soltanto un mese dopo, iniziava la mia esperienza nel Servizio Civile presso un noto Istituto di riabilitazione a Roma, la città nella quale vivo.
In questo turbinio di nuovi impegni, sentivo di non poter mettere a disposizione il mio tempo in progetti dell’associazione ESF che occupassero un lasso di tempo per me difficile da garantire.
Con grande entusiasmo, perciò, ho accettato la proposta di G. che mi invitava a partecipare, come volontaria, ad una delle settimane di Campus a Milano presso la Cascina per bambini appartenenti a categorie protette.
I bambini sono apparsi subito collaborativi nelle attività proposte che hanno risvegliato in me sensazioni di spensieratezza e allegria che sembravano messe da parte poiché molto era stato l’impegno psicologico e mentale affrontato nei primi mesi dell’anno.
In questi cinque giorni mi sono lasciata andare al gioco e alle risate, contagiata dalla spontaneità e ingenuità dei piccoli ospiti. Credo sia necessario, nel mezzo di periodi impegnativi e stressanti, concedersi una pausa dalla maturità e dalla compostezza imposta dal mondo degli adulti. Non sempre l’infanzia coincide con un’età spensierata e principalmente occupata dal gioco: tante e gravi sono le situazioni nelle quali un bambino e la sua famiglia può trovarsi.
Lo scopo del Campus è quello di offrire loro delle opportunità di crescita attraverso il gioco ed altre attività ricreative. Il bello, però, è che non crescono solo i bambini ma anche chi ha l’occasione di partecipare, seguire, tali attività insieme a loro.
Tornare bambini per cinque giorni, anche quando un imprevisto metereologico costringe a fare lo zaino in fretta e furia e abbandonare la Cascina per un luogo più sicuro.
La gestione dell’imprevisto fa proprio parte del Viaggio in generale: che si tratti di una vacanza, di una trasferta lavorativa o, come in questo caso, di un’attività di volontariato, si richiede ad ognuno di noi di far fronte alle nuove esigenze con le proprie capacità, condividendo con il gruppo la nuova temporanea organizzazione. Infatti, le attività del Campus non sono state annullate ma trasferite presso altra struttura appartenente sempre ad ESF.
Si è visto, così, il carattere più propositivo, quello più timido, quello semplicemente riservato, quello che andava invitato e quello, al contrario, che andava contenuto. Posso dire di essermi rivista in qualcuno di loro e tutto ciò ha migliorato la complicità, la partecipazione emotiva ai loro stati d’animo, alla loro vivacità, al loro modo di stare insieme e costruire il gruppo.
Osservando queste dinamiche, restandone immersa, ho riflettuto su quanto i bambini possano offrire un insegnamento prezioso nella gestione dei rapporti sociali e, soprattutto, quanto sia importante ritagliarsi uno spazio lontano dalla routine e vicino a quelle sensazioni che l’ingresso nell’età adulta assopisce.
Basta a volte salire su di un treno che in poche ore porta lontano dalla quotidianità per immergersi in ciò che avevo involontariamente dimenticato e che ho, invece, ritrovato nei volti, nelle voci e nei giochi di quei bambini.
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