di Chiara Ferretti
4 giorni. Il tempo per arrivare da Firenze ad Ambalakilonga, in Madagascar. Un viaggio lungo e faticoso, ma se mi chiedessero di ripartire domani, correrei a fare le valigie.
Sì, perché quando si viaggia con ESF si ha la possibilità di incrociare sguardi timidi e sorrisi grandi che ti riempiono il cuore, di ridere a crepapelle in ogni momento della giornata ma anche di piangere e commuoverti per qualsiasi emozione provata, di conoscere persone con un’anima pura, di confrontarti con i tuoi limiti e i tuoi punti di forza, di sperimentarti come educatrice in un contesto nuovo e stimolante.
Ci siamo messi in gioco in diversi campi, come educatori con i ragazzi di varie comunità o come formatori con gli studenti di Human, la prima scuola di formazione per educatori dell’isola. Un mese pieno, intenso e costruttivo, che mi ha insegnato davvero tanto dal punto di vista umano e lavorativo.
Con gli studenti di Human ad esempio è stato un crescendo: vederli maturare, aprirsi man mano e percepire la voglia che avevano di condividere con noi pensieri e opinioni senza timori e paure, ma pronti a mettersi in gioco in nuove attività è stato inaspettato e sorprendente. Supportare e lavorare con i ragazzi della comunità di Ambalakilonga allo spettacolo di giocoleria è stata una bellissima sfida. Il giorno della prima esibizione tanti ci guardavano intimoriti e in ansia dicendoci “sono timido” e nascondendosi sotto cappelli di lana e occhiali da sole.
Poi però durante lo spettacolo, tra applausi, risate e “wow” continui hanno iniziato a divertirsi, a capire che potevano farcela, che anche se il naso rosso cadeva o il piatto non stava in equilibrio andava bene lo stesso, perché l’atmosfera era davvero di festa e sarebbero tornati a casa contenti in ogni caso per ciò che erano riusciti a realizzare. Gli spettacoli alla fine sono stati quattro e ogni volta ero emozionata e orgogliosa come la prima.
Quando il cancello blu di Ambalakilonga si apre insomma comincia la magia: la musica in lontananza, l’odore del riso, il vento che ti accarezza, il pallone che rimbalza el’accoglienza sincera dei ragazzi è casa.
Siamo entrati in punta di piedi e con naturalezza ci siamo avvicinati e abbiamo conosciuto persone piene di luce. Una luce libera da qualsiasi sovrastruttura, una semplicità autentica che mi ha donato gioia, pace e mi ha fatto realmente capire quanto voglia vivere e condividere, tornata alla vita di tutti i giorni, la bellezza delle piccole cose e della spontaneità.
La terra rossa difficilmente si toglie dalle scarpe e io, tornata a casa, speravo proprio di trovarne un po’ sotto le suole.
Misaotra Ambalaki!
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