di David Perfetti
Tornando a casa, dopo una settimana di campus nella cascina di Milano, oltre al mio zaino ho con me una busta contenente una scatola di cartone.
È una scatola che abbiamo costruito, decorato, sia dentro che fuori, pensando a chi siamo e a ciò che lasciamo vedere di noi.
La mia ha diversi ritagli di giornale, uno grande con una illustrazione di un bambino disteso su un ramo di un grande albero mentre osserva la luna piena. Intorno, ritagli di parole: dimentico, ma trovo – in equilibrio / sopra la follia.
Sperando di non dimenticarmi nulla di quei giorni, ho messo dentro la scatola ciò che abbiamo creato, scritto, disegnato, oggetti, fili, emozioni, odori, canzoni, sguardi.
Rileggendo quei ritagli, decido di riaprirla per cercare di dare un equilibrio a tutto il suo contenuto.
Vedo una polaroid disegnata con noi che iniziamo a progettare ed immaginare insieme, dietro ci sono le nostre domande e la nostra trepidazione di scoprire cosa e dove ci condurranno questi giorni.
Sento l’odore della colla vinilica insieme a quello della carta dei quotidiani, che mattina dopo mattina ci hanno portato a costruire una città che vorremmo inventare e abitare. Una comunità fatta di persone e personaggi fantastici, di strade bianche piene di speranza e delusioni, di incroci che svelano incontri e di vie che ci permettono di scoprire l’ignoto.
Un grande foglio, piegato a metà, conserva un mio ritratto composto da diversi colori e da mani ed occhi adolescenti che iniziano a scoprire, a fidarsi e a confidarsi con noi più grandi. Ritrovo l’espressione un po’ spaesata di M., quello sguardo che ci ha permesso di riconoscersi, a me di rivedermi quindicenne, a lui di affidarsi e lasciarsi andare.
Sento il rumore del treno della metro che sta arrivando, delle porte che si aprono, il suono dei nostri passi che scelgono il vagone dove sedersi e il fruscio delle nostre penne sul quaderno che scrivono la storia di uno sconosciuto.
Nascosta, sotto un pezzo di stoffa pieno di macchie di colori, c’è una polaroid di sole parole, un bianco e nero di lettere che cercano di dare una definizione a ciò che è una comunità. Guardandoli ora, insieme, forse è proprio quello straccetto a spiegarlo meglio, tante macchie di colori e forme diverse, che convivono insieme, ognuna con la propria intensità, creando una forma inaspettata, un unicum.
Ritrovo le parole non scritte di T., parole che poi si son trasformate in voce, diventando un gran regalo per entrambi, seduti lì, su quel divanetto azzurro.
Ci sono anche diversi Post-it, incollati casualmente, quasi a nascondersi tra loro. Ogni foglietto ha una domanda, punti interrogativi donati e ricevuti, da conservare anche senza risposte, e se poi ce ne sarà bisogno, basterà prendere un foglio e dargli una soluzione, scrivendo un saggio impossibile per molti, ma non per la nostra fantasia.
Su un foglio strappato dal diario di bordo, c’è il contorno della mano di Flavia, lasciato sul cuscino del mio letto per battermi il cinque, dandoci così il cambio, per proseguire questa avventura milanese insieme.
Sul fondo poi, eccole lì, le lettere che ci siamo regalati, a noi e ai nostri compagni, dove ci auguriamo di continuare a godere della bellezza e dello stupore, della gioia creata e condivisa in questa settimana, con quelle parole che sanno di vita ed emozione pura, come era quella che i nostri occhi esprimevano, quando s’incontravano, ogni fine giornata, quando tutti andavano via dal salone e noi rimanevamo a guardarci e a respirare gli ultimi attimi di grazia e meraviglia vissuta.
Volevo dare un equilibrio a tutto questo contenuto, e ad altro, ma alla fine ho deciso di rimettere tutto così nella scatola, senza un ordine, un po’ come mi sento io in questo periodo, lasciando che le varie emozioni e ricordi prendano da sole il loro spazio e la propria collocazione, senza necessariamente dargli una precisa disposizione o catalogazione.
Prima di chiuderla, riprendo il quaderno, lo apro e, dopo il caviardage, che ci dava il benvenuto alla Bottega delle Parole, rileggo la poesia scritta dopo aver realizzato la mia scatola:
In equilibrio su una linea di pensieri dimenticati
Sotto un albero
Inciampo in una scatola.
Sopra la luna piena
Orlando e il suo Senno perduto
Tesoro dei pirati
Scrigno di ricordi
Il grande che contiene il piccolo
Il piccolo che ci ricorda il grande.
Mi vesto da torero
Ci vuole coraggio per scoprire
Che cos’è la libertà
I tori lo sanno.
Resto fermo
Foglie sul ramo
Respiri fruscianti.
È estate, il tempo delle scoperte
Della polvere
Che nasconde e rivela.
Intrecci colorati
Gocce di luce
Forse arriverà la pioggia.
Come stai?
Ho trovato il mio riparo.
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