Scritto da Mariavittoria Sarnataro
La Mammoletta è un posto magico fatto da persone coraggiose per altre persone coraggiose.
Nel mondo fuori per prendere coraggio si indossa qualcosa: maschere, armature, ruoli.
Qui invece bastano una manciata di ore per rendersi conto che funziona diversamente.
Già dalle prime attività le riflessioni e gli interventi dei ragazzi e ragazze che questo luogo lo vivono da qualche anno lasciano di stucco per la profondità, consapevolezza e coraggio. Ci sono, si mettono in gioco, si espongono.
“Il mio labirinto a zig zag si sta raddrizzando verso un futuro in cui voglio stare bene.”
“Il mio labirinto a curve è ascolto.”, “La mia strada è aspettarsi..” e tante altre, parole scritte che non hanno paura di mostrare debolezze, anzi le usano come slancio per darsi e dare coraggio.
E allora inizi a guardarli davvero, incuriosita: dov’è il trucco? Come fanno (non uno, tutti!) a essere così? Qual’è la maschera, che ruolo interpretano? Nessuno.
Osservando con attenzione noto che fin dal primo cerchio di attività una cosa li accomuna: sono tutti scalzi.
Mi hanno insegnato che per prendere coraggio e mettersi in gioco è meglio togliere che mettere. E così, con un po’ di timidezza, ma con la voglia di sentire sotto i piedi il legno,il cemento e la terra lascio anche io le infradito e entro nel cerchio.
E non sono da sola.
Giorno dopo giorno il gruppo diventa più solido, magicamente le persone silenziose iniziano ad avere fiducia e si aprono. E dopo aver assistito a questi piccoli miracoli ed averli ascoltati gli occhi cadono sui loro piedi. Le scarpe non ci sono più.
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