Scritto da Giulia Dominici
Viale Marotta n. 20 è stata la mia casa per due settimane, viale Marotta n.20 è stato il luogo dove si sono incrociate tante strade, tutte diverse, eppure tutte, con arrivo proprio in viale Marotta n.20.
Come ti senti oggi? Timido, felice, ansioso, un lupo! Siamo grandi quanto un foglio, e allora ti accorgi di quanto è gigante un foglio, ci puoi mettere tutto sul quel foglio, pitture, mani, sorrisi, mescolare i colori e crearne di nuovi, “come si fa il marrone?”. Il sorriso di un bambino ti fa ricco il cuore.
Raccontiamo una favola? Una favola è come un filo che non finisce mai, è una casa abitata da tanti personaggi diversi che conducono vite diverse, è una bolla di sapone piena di desideri, una favola è qualcosa che si coltiva con l’amore.
Mani che impastano acqua e farina, appiccicose, bianche, morbide. Mani che danno forma a strane creature, mani attente, premurose, mani che danno colore a tutto quello che è stato creato.
Che animale sei? Una giraffa di stoffa, un bruco di carta, un gatto con una treccia a posto della coda, costruire, inventare, ronzare. Sei invitato a una mostra, quella del campus, dove tutto è fatto con le nostre mani, dove tutto racconta un pezzo di questa avventura, “ti vuoi sedere?”.
Ci coloriamo le mani e, per l’ultima volta creiamo insieme l’ennesima opera d’arte. La meraviglia nello scoprire che in realtà, sarà la prima di una lunga serie; tra le loro mani si concretizza una tela, una tutta loro, una tela che si riempirà di colori e sogni, “come si fa il marrone?”.
È difficile raccontare tutto quello che è stato, sono emozioni e suggestioni quelle che mi porto in tasca. Mi porto gli occhi di tutti i ragazzi che, al mattino si sforzavano di vedere la vita con un’altra prospettiva.
Che cos’è una comunità? Siamo noi, siete voi, tutto quello che è qui e, tutto quello che è fuori di qui, è comunità, in modo diverso, ma pur sempre comunità.
Com’è difficile spiegare, capire, staccarsi da un’idea. Cosa ti porti via oggi? Oggi mi porto via una città costruita con le nostre mani, una comunità di strani omini colorati, strade fatte di cose belle e cose brutte; mi porto via dei sorrisi che fanno fatica d uscire, mi porto via tante cose che restano dentro, mi porto via un silenzio e un racconto.
Grazie perché…qualcuno alla mia destra, mi ricorda che davanti al mare la felicità è una cosa semplice. Vorrei stare di fronte al mare e scrivere, scrivere ricordandomi che ci sono tanti modi per scrivere una storia.
Com’è avere quindici anni? Come sei dentro? Come sei fuori? Hai voglia di raccontarlo? Conosci altri modi per scrivere? Domande, domande che possono diventare storie. Neanche io ci credevo, eppure ho scoperto che, più sono assurde le domande e più le storie sono belle.
Abbiamo scritto di noi, abbiamo scritto di quella signora di giallo vestita in metrò, siamo diventati degli scrittori. Abbiamo saputo ascoltare, abbiamo saputo vedere, dentro e fuori. Abbiamo regalato le note della nostra canzone preferita, abbiamo regalato parole che ci hanno fatto ridere, riflettere, emozionare.
Ci siamo emozionati davanti a noi stessi. Scrivere, raccontare, non esiste solo il foglio e la penna, ma infiniti modi, basta solo crederci, affidarsi a quella voce che ci guida, la voce di quella ragazza che intreccia storie, la voce che puoi trovare solo in un posto, alla bottega delle parole.
Non so se ho saputo raccontare bene cosa è successo in viale Marotta n.20, ma, so che un pezzetto di cuore l’ho lasciato li, in quella grande casa rosa con le finestre verdi. Casa Margherita che sa di pittura e formaggiose, casa Margherita che ha il sapore del suo primo viaggio.
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