di Gabriella Ballarini
La scorsa settimana io e Giorgia Dell’Uomo (formatrice di teatro fisico di Educatori senza Frontiere) siamo partite per un viaggio. Come spesso accade con ESF, i nostri viaggi hanno un titolo, il nostro era “La carovana dei miraggi” e questo titolo ci ha accompagnate per tutta la nostra permanenza.
Per noi, tutto è iniziato sedute al tavolino di un bar, un caffè, un pasticciotto e ci siamo messe ad osservare le persone, dalle persone ci siamo spostate ai luoghi, abbiamo camminato ogni giorno per Foggia, almeno per 8/10 chilometri. Osservando, prendendo appunti nella nostra testa.
Poi è arrivato il momento di entrare in classe.
Nell’aula, ancora da sistemare, c’erano fogli, pennarelli e tutti gli scatoloni che contenevano mobili e scrivanie di questo nuovo spazio dei Fratelli della stazione.
Il primo istinto mio e di Giorgia è stato metterci al lavoro, realizzare un’icona, un manifesto grafico che raccontasse il nostro progetto e così è nato questo intreccio di corpi.
Realizzando il disegno ci siamo rese conto che alcune parti di corpo si sovrapponevano e ci è proprio venuto da pensare che quando avviene l’incontro si scatena il significato di quello che stai facendo e così abbiamo scelto le nostre parole:
Insieme
Teatro
Scrittura
Giustizia
Bellezza
Territorio
Legalità
Storie
Eccole lì, le nostre parole.
Tutte in fila per incominciare.
Abbiamo preparato anche i fogli con le parole per le ragazze e i ragazzi che hanno vistato il posto durante la settimana, parole che potessero aiutarli a realizzare la loro immagina di corpo, una storia scritta per mettere a fuoco non solo noi stessi, ma anche le storie degli altri.
– Le persone importanti della mia vita
– Dov’è il mio cuore?
– Un viaggio importante
– 5 momenti importanti della mia vita (rappresentati anche da 5 foto stampate)
Parole per guidare il disegno, per dare un contorno a questo inizio di storia.
Dal foglio siamo passati al corpo, ai corpi in movimento, dal movimento alla parola, dalla parola alla scrittura di scena, alcuni frammenti:
Diamo voce ai pensieri.
Che bello l’armadio.
Un punto e mi fermo.
Nell’attesa mi immagino cosa potrebbe accadere oggi,
sfoglio giornali, cerco frasi e immagini,
ripercorro la storia del mio corpo attraverso la storia
di questi ritagli e intrecci
di giornali da buttare
che oggi non butteremo ancora.
Anzi.
Io sono un ricordo doloroso
Una mano che scrive
Un foglio a terra
Una studentessa del liceo classico
La foglia che cade dall’albero
Il pennarello rosso
La luna piena
Un grido strozzato
Una scommessa vinta
Un canto di libertà.
E da qui inizia il nostro canto di libertà e il viaggio continua.
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