Scritto da Gabriella Ballarini

Oggi mi hanno chiesto: come stai?
In passato avrei detto bene, dai.
Ma oggi non so cosa dire, è stato un anno incredibile dove le ore di formazione si sono moltiplicate, ma alla domanda come stai non so rispondere, sento come uno strano rumore di fondo che mi confonde e mi distrae.

E così, quando le cose mi confondo, provo a mettere in ordine.

Mi chiamo Gabriella e faccio la formatrice in ESF da ormai 14 anni, sono partita piccina, piccina e adesso mi sento sempre piccina, con un sacco di esperienza in più.

Cosa significa in ESF fare formazione?
Ecco, il significato si è composto e strutturato nei nostri 16 anni di vita, ma in questo ultimo anno è successo qualcosa, qualcosa di impensabile. Siamo riuscite a portare il senza frontiere al di là di ogni confine, abbiamo sconfinato così tanto che ci sono giorni in cui ci gira proprio la testa.

Come stai?
Sconfinata.

Sentirsi sconfinata significa per me vivere la formazione come un incontro giornaliero qualcosa che ti sveglia la mattina dentro a un libro, a una canzone o a un silenzio lungo. Ti sveglia e ti dice: guardami. Così iniziano le nostre formazioni. Ci guardiamo, ci studiamo, studiamo insieme, facciamo collezione di significati e li mettiamo a terra, li rendiamo comunità, esperienza, spaesamento e riposizionamento continuo.

Come stai?
Cresciuta.

Accompagnare per 16 mesi ragazzi, ragazze, donne, uomini in un percorso personale e collettivo da Milano alla Puglia, dalla Bolivia all’Honduras, da casa mia a tutto il mondo, è stata una delle esperienze più incredibili della mia vita.

Come stai?
Disorientata.

Non avrei mai potuto pensare che accendere il computer potesse essere un’esperienza incredibile, ma lo è stato. Riempire i giorni senza senso dei primi mesi, quei giorni in cui ci prendevamo il nostro tempo, ma che a volte ci mangiavano da dentro. Prendere un grande calendario, fissare degli appuntamenti e dire: io ci sarò a quell’ora, se vogliamo scrivere un po’ insieme. E le persone arrivavano, a decine, e ci mettevamo lì, e scrivevamo, e ci abbracciavamo così.
E poi il nuovo anno formativo e l’inganno che fosse finita, e invece no.
E ricominciare, riprogrammarsi e dire a tutte e tutti, nessun problema, ci organizziamo.
E da quell’Ottobre ore e ore e ore. Ho provato a contarle: più di 500 ore, più di 1400 persone.

Come stai?
Felice.

E nonostante tutto, mi sento felice. Ci stiamo preparando per riprendere gli incontri in presenza, ci vorrà ancora un po’, ma so che torneremo a vederci, a sentire il rumore della penna dell’altro, quei piedi che camminano nella stanza, la musica che esce dalle casse per tutti. Torneremo a programmare le partenze e a celebrare i ritorni. Ci vuole pazienza, ci vuole impegno e maturità. Non è un’abbuffata, è la vita a passi piccoli e decisi.

La formazione per Educatori senza Frontiere è l’espressione dell’umanità che ride e si commuove, che capisce il gioco delle relazioni e non ci scherza. La nostra formazione a distanza è stato un movimento di avvicinamento responsabile e collettivo a ciò che stava scritto dentro di noi. I nostri corpi a orario, a zona, corpi espulsi dal mondo della spontaneità, corpi lontani e distanziati da vicino. Abbiamo approfittato della mascherina non necessaria per guardarci tutti interi, per sognare ancora un po’, prima del risveglio.

Come stai?
Sto qui.

Vi aspettiamo per il prossimo anno.
Sarà un anno diverso, ma sempre uguale.
Come ogni anno lo vivremo insieme, lo costruiremo come collettività, lo abiteremo da ogni parte del mondo.

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