di Sara Radice
Sono passati ormai 5 mesi dal mio arrivo in questa terra e mai come in questo tempo ho osservato con attenzione le strade che i miei piedi hanno percorso ogni giorno. In questo momento mi trovo su un taxi-brousse, mezzo di trasporto ormai abituale per i miei spostamenti. Questa volta però in una postazione privilegiata, seduta davanti, accanto all’autista, mi aspetta un viaggio più lungo del solito, sono sulla strada di ritorno verso casa dopo qualche giorno di vacanza.
Da questa posizione è come se i miei occhi riuscissero ad osservare la strada con maggior intensità, una strada lunga che sembra non avere fine, scende e sale continuamente, ricca di buche che rendono impossibile prendere sonno, nonostante la stanchezza. Osservando oltre il vetro inizio a pensare che le strade sono qualcosa di meraviglioso, così diverse e così simili, così piene di vita e di passi che le hanno calpestate; sono invase da qualunque cosa, dal sole e dalla pioggia, dal caldo e dal freddo, dall’amore e dall’odio.
Le strade sono i luoghi a cui tutti tendono, gli sguardi delle persone cadono lungo le strade, i loro piedi camminano lungo le strade e i loro sogni sono fatti di strade che scorrono e che ogni giorno percorrono. Le strade non si fermano mai e mai è possibile vederne la fine, la velocità con cui le percorriamo ci consente di osservarne aspetti diversi e di viverle diversamente.
In Madagascar le strade non hanno marciapiedi e questo mi permette di osservare quello che accade lungo i loro bordi con più intensità. Su queste strade la gente danza, cammina e sorride. La gente coltiva la terra, immerge le proprie mani come se ne fosse parte integrante e io mi chiedo se sarei in grado di fare lo stesso, con intensità e costanza. I villaggi appaiono e scompaiono alla nostra stessa velocità di viaggio e io stento a credere che possano esistere per davvero. La strada è quella percorsa dai bambini in fila indiana, come se stessero andando a scuola ma chissà poi se la scuola c’è e quanto distante è.
Le persone camminano, camminano continuamente, sembrano non fermarsi mai, ma quelle che più attirano la mia attenzione sono quelle lontane, in mezzo a distese di nulla, che sembrano scomparire e delle quali non puoi fare altro che immaginare dove i loro passi sì stanno dirigendo . Più guardo intensamente questa strada più tutte le immagini sembrano entrarmi negli occhi. Penso alla meraviglia dei paesaggi che sto osservando ed a quanto fa male tutta questa bellezza vicino alla sofferenza che la accompagna, ma questa terra è forse anche questo. Riesco ad ascoltare anche il silenzio delle persone che mi stanno intorno ed a immaginarmi quanto possono essere differenti i nostri pensieri in questo preciso istante.
Penso a come tutti siamo forse in viaggio da sempre ma a volte per rendersene conto è necessario partire, lasciar andare e godersi la strada. Sono così tante le persone che ogni giorno si mettono in cammino, per motivi così differenti più o meno consapevoli della fatica che comporta ma sicuramente inconsapevoli della meraviglia con cui saranno ricambiati.
Mai come in questo momento la strada mi fa pensare alla vita, come se i miei occhi riuscissero a darle una forma nuova. Alla vita di casa e alla vita che qui vivo quotidianamente, apparentemente distanti questa strada riesce a farmele sentire così vicine. È così ricca da riportami alle strade di casa; a quelle percorse con papà, in montagna con lo zaino in spalla nel silenzio delle parole non dette, a quelle attraversate così tante volte per andare a casa di un’amica, impaziente di condividere ogni cosa. Spesso le strade di casa le osservo poco, a testa bassa cammino velocemente e ora a distanza di chilometri e di tempo riesco a vederle così bene, così nitide davanti ai miei occhi, come se non le avessi mai guardate attentamente. Forse mettersi in viaggio significa anche questo, vedere con più chiarezza ciò che ora è lontano. Questa terra mi aiuta a ridare il giusto valore alla strada e al cammino, rimettendo in gioco i miei passi.
C’è una strada speciale, è quella che ho percorso in questi giorni a piedi nudi, in riva al mare, che ricorderò per sempre perché forse la prima vera forma di solitudine da quando sono qui, perché mi ha aiutato a rimettere in ordine i pensieri, a farmi sentire grata alla vita. A farmi sentire il contatto con la terra e a farmi ricordare quanto è bello camminare a piedi nudi, come quella volta tra Perugia ed Assisi con le mie amiche. Penso a quanto è bello e difficile camminare soli ma quanto a volte ne abbiamo estremante bisogno e lo capiamo solo arrivando alla fine. Mi sono goduta quello che mi stava intorno come mai ero riuscita a fare e ora vorrei poter avere sempre la forza di camminare con lo sguardo alzato come faccio qui, per non perdermi niente di quello che la strada ha da regalarmi, proprio come questa volta, perché la strada è la vita.
Infine c’è la strada che sto percorrendo ora per tornare verso quella che da cinque mesi è la mia casa e che mi è mancata un po’, ringraziando questa strada per avermi fatto sentire così vicina ad altre che quasi avevo dimenticato.
Mi giro e penso a chissà quale altra strada avrebbero osservato i miei occhi se avessero guardato attraverso lo specchietto retrovisore…
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