di Ludovica Pedica
Una candela accesa, una falena ed il ticchettio di un orologio.
Finestre chiuse e un caldo che ti avvolge in questa notte che non si decide a lasciare spazio al giorno.
Il caldo avvolge la mia pelle ed un profumo di vita,sempre quello.
Questa sera sento il peso delle mie radici “volanti” posarsi a terra.
Mi riposo.
La mia frenesia trova pace in una coperta verde, consumata dal tempo e non troppo pulita e la mia fame di vita trova piacere in un piatto di riso consumato insieme.
Se il corpo sta bene, anche l’anima torna a volare.
Corpo e anima tornano a parlarsi e fa pace il cuore con la mente che ancora scappa e non sempre si siede.
Si nasconde dietro colonne di terra rossa e fa capolino in una fossetta di un sorriso che scappa, prima di addormentarsi tra le mie braccia.
Che poi, certe assenze te le porti dietro…ho pensato mentre in piedi sul cassone dell’auto lasciavo che i miei occhi corressero tra una finestra ed un’altra delle case, cercando di scovare pezzi di vita, con la stessa curiosità di un bambino che scopre il mondo per la prima volta..
Ho pensato che ci sono assenze che non ti abbandonano.
Nasci con su scritto “Adesso fanne buon uso”.
Passi la vita a nasconderla quell’assenza, così preziosa, così fragile.
Lei, che ti ha fatto tanto soffrire,lei che hai chiuso per tanto tempo in un cassetto dell’anima,quasi a volertene dimenticare,forse per vergogna o per paura..chissà.
Poi, un giorno qualunque quel cassetto decidi di aprirlo e quell’assenza decidi di proteggerla,di curarla,di farne buon uso.
Oggi, la ringrazio, perché è lei che mi ha permesso di riconoscere chi, come me certe “assenze” le ha nascoste per una vita, chi le nasconde ancora..
Oggi la mia casa è dove io sorrido, dove sono in pace.
Oggi la mia casa, sono io.
Lascio i cassetti della mia anima aperti e lascio che il sole li riscaldi, che entri la luce e che il vento metta di nuovo tutto in disordine, per poi riordinare, lasciar andare ciò che non è più utile, ciò che non è più essenziale.
Quanti ricordi può contenere un cuore?
Lascio spazio per gli abbracci sinceri, per le parole non dette,ma sentite,vissute…per i sorrisi pieni di vita, perché qui non c’è tempo per morire.
E poi c’è l’attesa.
Quella costante attesa di qualsiasi cosa.
Qui il tempo scorre lento e ti insegna ad attendere, ad avere pazienza.
I colori accesi delle case, il profumo del legno delle piccole finestrelle da cui esce il profumo del carbone e quello forte di vita, quello che qui respiro ogni giorno.
Perché qui, con c’è tempo per morire.
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